Commento

Se la Posta la sposta...

24 ottobre 2014
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È un dibattito interessante quello avviato dall’artista ticinese Pierino Selmoni con la Posta Svizzera. Al centro la richiesta di uno scultore, che un bel giorno si è visto commissionare un’opera, una fontana mobile, destinata ad uno spazio pubblico (una piazzetta dietro la Posta centrale di Bellinzona che dagli anni 90 è stata effettivamente occupata) ma che poi, per questioni di sicurezza, nel 2011 è stata (solo) in parte smontata e rinchiusa in un deposito del gigante giallo. Capolinea?

La domanda di fondo è: ma chi commissiona un’opera può farne davvero quello che gli pare e piace?

La risposta di primo acchito è sì. Si compera un quadro, una scultura, una statua e li si può tenere nascosti in banca, o nei nuovi caveau lasciati liberi dalle banche, o esporre, o persino distruggere. E in quest’ultimo caso l’artista, almeno da un punto di vista legale, ha ben poco da eccepire.

Il caso Selmoni è però un pochino diverso. L’artista, in occasione di un concorso federale nel lontano 1983, concorso da lui vinto, si è visto commissionare la fontana in granito, che permetteva a un’enorme sfera azionata dalla forza idraulica di ruotare. Quell’opera per anni è stata esposta, ma poi, come detto, per questioni di sicurezza (il pericolo che ci finissero sotto dei bambini) è stata in parte smontata. L’enorme sfera è dunque finita in un magazzino, mentre il basamento è ancora lì e viene utilizzato come spazio esterno da un noto bar del viale della stazione.

Partendo da questi fatti, ci sia dunque permesso un paio di considerazioni: anche i tre castelli patrimonio dell’Unesco possono essere in parte pericolosi. E se un bambino dovesse cadere da una murata? O dal ponte levatoio? E la fontana della Foca? Se un bimbo scivolando o sporgendosi troppo cadesse nell’acqua? Di esempi del genere ne possiamo fare più di uno, guardando anche soltanto a ciò che c’è in città.

Questo per dire che di luoghi a rischio nello spazio urbano ce ne sono parecchi, ma per riuscire almeno in parte a gestirli andrebbe scelta la soluzione meno drastica. Nel nostro caso ci sembra sia stata invece scelta proprio la strada opposta: sul camion e via...

Anziché optare per una messa in sicurezza della zona, permettendo all’opera di continuare ad essere ammirata, si è preferito disattivarla. In malo modo. Non col rispetto dovuto a un’opera d’arte e all’artista.

Ma non è tutto. L’operazione di trasloco sommario, non è stata fatta da una proprietà privata, una società anonima qualsiasi, che deve rispondere del suo operato solo al proprio consiglio di amministrazione. No, è stata fatta da un’azienda nata e sviluppatasi con capitali pubblici. Insomma, quell’opera l’abbiamo pagata a suo tempo noi col denaro a disposizione delle Poste. Gigante giallo, che non ci risulta – visti i risultati di esercizio – stenti a tirare a fine mese.

In conclusione: perché non rivedere la decisione e cercare di salvare la fontana con la sua sfera rotante, mettendola debitamente in sicurezza, continuando così a valorizzare l’investimento artistico deciso a suo tempo?

E, se proprio non si riesce, che sia permesso almeno all’opera di vivere da qualche altra parte. Ad esempio donandola, dopo aver fatto qualche riflessione con persone competenti nel campo dell’arte e possibilmente anche con il suo creatore lo scultore Pierino Selmoni, alla Città o a qualche altro ente pubblico!

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