Società

Se Internet si rifugia in Canada

Trump
30 novembre 2016
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In attesa che Donald Trump si insedi nello Studio Ovale, un pezzo del web corre ai ripari. Dopo la provocazione di una California “indipendente” e la lettera di 140 esponenti della Silicon Valley contro il tycoon di New York, ora è un’organizzazione no profit che gestisce un maxi archivio di internet a cercare asilo nel confinante Canada.

«Il 9 novembre in America ci siamo svegliati con una nuova amministrazione che promette cambiamenti radicali», scrive Brewster Kahle, fondatore di The Internet Archive. «Ciò significa preparaci ad un web che potrà dover affrontare maggiori restrizioni. Vuol dire servire clienti in un mondo in cui la sorveglianza governativa non sparirà, anzi pare che aumenterà».

Insomma, «c’è bisogno di mantenere il nostro materiale al sicuro, privato e sempre accessibile». E per questo è in corso la copia di tutti gli archivi su server canadesi. The Internet Archive è un progetto nato a San Francisco con l’obiettivo di diventare biblioteca globale di tutto ciò che è in Rete: film, libri, migliaia di software e videogame, ma soprattutto le pagine web racchiuse nella “Wayback Machine”. Un database che salva 300 milioni di pagine web alla settimana.

La clonazione del materiale non sarà indolore: Khale stima che costerà milioni di dollari mantenere una copia di questi archivi in Canada, ma sottolinea che questa operazione proteggerà i dati da eventuali azioni legali americane. In pratica renderà più difficile non solo far sparire determinati contenuti, ma anche richiedere dati sulle attività degli utenti.

In definitiva, l’arrivo di Trump alla Casa Bianca non smette di agitare le acque del mondo di internet. A luglio 140 esponenti della Silicon Valley avevano firmato una lettera contro l’allora candidato repubblicano definendolo «contro il libero scambio di idee». Pochi mesi prima Trump aveva affermato di voler chiudere parte di internet per contrastare la propaganda dell’Isis. All’indomani del voto che lo ha designato presidente un nutrito gruppo di compagnie tecnologiche (tra cui Google, Facebook, Amazon, Twitter) gli ha scritto una lettera distensiva chiedendogli il sostegno alla crittografia per proteggere privacy e sicurezza degli utenti e della nazione.

Una preoccupazione simile ha contagiato gli utenti: dopo il voto negli Usa sono schizzati i download di applicazioni come Signal, la chat criptata preferita da Snowden, o le richieste di servizi come le Vpn, le reti che garantiscono l’anonimato nella navigazione online.

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