Tecnologia

Ritorno al 2045

Nel 1882 lo scrittore e illustratore Albert Robida s’immaginava così l’uscita dall’Opéra di Parigi nell’anno 2000
3 novembre 2015
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Più tecnologici e più soli, capaci di stamparci la pastasciutta e costruirci organi di ricambio, senza auto volanti, ma sollevati dalla responsabilità di guidare. È un mondo dove gli oggetti si parlano in rete quello immaginato da tre esperti che hanno raccolto la sfida di proiettarsi 30 anni in avanti come fece Marty McFly nell’85.

Ammettiamolo, ci siamo tutti divertiti dieci giorni fa ritornando al futuro con Marty McFly giusto per constatare che il film ha imbroccato poco o nulla del 2015. Niente abiti improbabili, niente cappellini di plastica, niente camerieri elettronici e sostituzioni del pancreas. Via i tubi catodici e soprattutto niente hoverboard, auto volanti e propulsione ecologica.

Ora però ci tocca pagare pegno e metterci nei panni di chi, nell’85, immaginò il 2015. Così, giusto per il gusto dell’esercizio, abbiamo fatto accomodare tre esperti di tecnologia in una versione immaginaria della mitica DeLorean, spedendoli al 21 ottobre 2045.

Muoversi

«Intanto qualsiasi previsione non si avvererà», mette subito in guardia Mauro Pezzè, professore di ‘software engeneering’ all’Università della Svizzera italiana. «Già 30 anni fa l’esercizio era molto ostico a causa dell’evoluzione di tecnologia e mercato. Oggi è ancora più complicato: qualsiasi cosa diremo, fra trent’anni rideranno di noi».

Premessa d’obbligo e prudenza dovuta a parte, il futuro immaginato dai tre esperti converge su più punti. Intanto le macchine volanti ce le dovremmo scordare anche tra 30 anni, perché «il costo di far librare in aria un’auto è maggiore dei benefici a cui porta», annota Pezzè. Benefici che invece sarebbero evidenti togliendo le persone da dietro il volante. Il mondo futuro sarà quindi un mondo senza guida, senza semafori e con auto in grado di farci da autista. Una sorta di supercar, sessant’anni dopo Supercar. «Succederà di uscire dall’ufficio e di trovare la vettura che ci aspetta» rileva il professore dell’Usi. I veicoli comunicheranno tra loro «il che significa che saranno in grado di riprodurre quello che succede in una piazza affollata, dove non servono indicazioni per evitare urti». Si tratterà – aggiunge Andrea Tedeschi, consulente informatico e appassionato di tecnologia – di «veicoli elettrici ed ecologici. Le automobili a combustione interna continueranno a circolare, ma saranno quelle che gli appassionati di guida toglieranno dal garage la domenica». Cambieranno poi tutti gli altri trasporti, sottolinea a sua volta Emanuele Carpanzano, direttore del Dipartimento tecnologie innovative (Dta) della Supsi: «Con treni super veloci e il ritorno dei voli supersonici, il mondo diventerà molto più piccolo».

Vivere e curarsi

Mondo più piccolo e comodo, dove spesso non sarà nemmeno necessario spostarsi: «Con l’utilizzo dei droni per il trasporto delle merci via aria – prosegue il direttore del Dta – potremo fare la spesa online e, mezz’ora dopo, vederci recapitare quanto abbiamo comperato direttamente a casa». I negozi «spariranno – aggiunge Tedeschi –. Tutto potrà essere stampato in 3D. Per cui online si compreranno solo gli schemi e le materie prime. Potremo stamparci addirittura il cibo». Pasta fresca... di stampata. La domotica, poi, «cambierà radicalmente il nostro modo di abitare – riferisce Pezzè –, anche se ancora non ci immaginiamo come». L’intera casa sarà interconnessa... «Oggi si pensa alla possibilità di accendere la lavatrice con lo smartphone, ma si potrà fare di più, molto di più».

Forno, frigorifero, impianti di sicurezza, televisioni: tutti con una propria intelligenza e tutti in grado di parlarsi in rete. «La fatica fisica sarà sempre minore e il supporto della tecnologia alla vita quotidiana sarà sempre più importante», evidenzia Carpanzano, secondo cui fra trent’anni le visite dal dottore saranno ridotte all’osso e la biomedicina permetterà «di ricostruire parti del nostro corpo. Già oggi abbiamo protesi più o meno sofisticate; in futuro si potranno creare ricambi biologici personalizzati che andranno a sostituire quelle parti originali degradate o perse».

Organi e arti che alcuni pensano si potranno stampare allo stesso modo di come si stamperà l’amatriciana. «Non vivremo 200 anni – prosegue il direttore del Dta –, ma mi aspetto che nel 2045 ci sia un forte impatto positivo sulla qualità di vita».

Lavorare e divertirsi

«Nel 1985 molte delle professioni attuali non esistevano – fa notare Pezzè –. Fra trent’anni ne esisteranno di inimmaginabili». Del resto «se vent’anni fa qualcuno avesse detto pubblicamente che nel 2015 la più grande industria mondiale sarebbe stata Google (un’azienda che non produce nulla di concreto e che risponde a delle domande) l’avrebbero preso per matto». Invece fra 30 anni le riunioni saranno virtuali, svolte tramite connessioni olografiche e il cinema sarà in grado di portarci letteralmente dentro le storie. I capi d’abbigliamento, costruiti su misura dalle macchine, conterranno tecnologia a non finire.

Il tutto avrà però pesanti ripercussioni sociali: «Una tecnologia che evolve così rapidamente – osserva Carpanzano – andrà adeguatamente introdotta alle future generazioni, soprattutto ai bambini. In caso contrario il rischio sarà quello di creare una società di alienati». O forse no: forse abbiamo sbagliato tutto.

E allora se state leggendo queste righe nel 2045 e, guardandovi in giro, nulla vi torna, siate indulgenti con chi – per lo meno – vi ha strappato un sorriso.


Gadget del futuro

«Abbiamo un arsenale tecnologico impressionante nei nostri laboratori. Quale sarà quello del futuro dipende tutto dalle nostre scelte» ci dice il direttore del Dipartimento di tecnologie innovative (Dta) della Supsi Emanuele Carpanzano, uno dei tre esperti cui abbiamo chiesto di immaginare il mondo nel 2045 e cui abbiamo chiesto, pure, di immaginare quale sarà il gadget più in voga fra trent’anni.

«Sarà un anello o simile in grado di accumulare un numero impressionante di funzioni– rileva il direttore del Dta –. Come lo smart-phone sostituisce telefono e macchina fotografica, il gadget del futuro sarà un apparecchio microelettronico in grado di dirci dove siamo, fare video, foto e capace di interagire con gli altri oggetti».

Nel futuro immaginato da Mauro Pezzè, professore di ‘software engeneering’ all’Usi, a farla da padrone nel 2045 sarà «la chiave personale. Ovvero un... “qualcosa” che ci identifichi in modo univoco nel mondo digitale, un oggetto che ci apra le porte, che ci chiami l’auto e che ci identifichi in rete». Sarebbe una risposta alla «crisi di sicurezza cibernetica» che si verrà a creare in un mondo dove ogni aspetto della vita sarà controllato da macchine teoricamente piratabili.

Andrea Tedeschi, consulente informatico e appassionato di tecnologia, punta invece sul braccialetto video-holotelefono-televisore-orologio. «Magari sarà un chip sotto pelle... Di sicuro avrà funzionalità e funzioni che non riusciamo a immaginarci».

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