Auto e moto

Renault R.S. 01

Questo test, in assoluta esclusiva, è avvenuto tr
8 dicembre 2016
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Metti la potenza di una GT-R, 1’100 kg e la deportanza di una Formula-Renault 3,5.
Un quarto d’ora al cardio­palma, immersi in un insieme di bellezza e velocità.

Un tripudio di emozioni, tutte diverse e contrastanti tra loro. Euforia e soggezione, fiducia e timore. Tutte insieme nello stesso momento. È quanto ho provato una mattina nel paddock di Jerez mentre stavo chiudendo la cerniera della tuta e infilandomi il casco, preparandomi psicologicamente al fatto che di lì a poco avrei avuto tra le mani il volante di un’automobile da competizione che unisce una massa di appena 1’100 kg alla potenza di una Nissan GT-R combinandola con la deportanza di una Formula-Renault 3,5.
Anche lei, la Renault R.S. 01, proprio come le emozioni e i pensieri che attraversano la mia testa, è un insieme di contrasti. Quelli che alla bellezza pura di uno studio di design (la DeZir) abbina i materiali, le appendici aerodinamiche e il fascino selvaggiamente spartano di una vettura da competizione. Perché una vettura da competizione, a partire dalla monoscocca in fibra di carbonio realizzata da Dallara, lo è a tutti gli effetti.
Una volta completata la complicata operazione di accesso a causa della larghezza del brancardo e regolati sedile e pedaliera inizia l’apprendistato: davanti a me un “volante” da monoposto colmo di interruttori e selettori per le varie funzioni e le impostazioni, che mi vengono prontamente spiegate. Undici settaggi per l’ABS, sei per il controllo di trazione, 4 per la sensibilità dell’acceleratore. Poi arriva il grande momento: mettiamo in moto e il V6 biturbo da 3,8 litri della Nissan GT-R, opportunamente rivisito e capace di erogare oltre 500 cavalli e più di 600 Nm, prende vita rimbombando tra le pareti del box. Un lieve sorriso mi appare in volto, la serenità si fa largo tra l’ansia, il battito resta al giusto regime e la concentrazione raggiunge un buon livello. Piede sul freno, premo il tasto con la dicitura “GEAR” e tiro verso di me il bilanciere destro per innestare la prima. L’assenza del pedale della frizione, essendo la stessa dotata della funzione anti-stallo, permette un’uscita molto dolce dai box, in direzione della prima curva del tracciato, senza i soliti strappi a cui siamo abituati con altre auto da corsa. Una prima, buona, e rasserenante notizia, unita al fatto che da qui dentro, dall’abitacolo, si ha una buona percezione degli ingombri. Pochi metri e hai già preso nota delle sue dimensioni.
La facilità, nei primi chilometri di pista mi lascia alquanto di stucco. Principalmente per il fatto che non devi avere paura del motore che lavora alle tue spalle: l’erogazione è lineare, arrivi subito al l’imitatore e il cambio sequenziale a sette rapporti firmato Sadev innesta il rapporto successivo senza quella brutalità che altrimenti ti aspetteresti. Un aspetto positivo per l’intuitività e la sfruttabilità del suo potenziale, ma che ha quale effetto contrario quello di addolcire l’esperienza prestazionale anche perché il motore della GT-R, in fondo, non è che urli così tanto quanto desidereresti. Arriva velocissima in fondo al rettilineo ma lo fa, se non con educazione, almeno con un minimo di riguardo. O compassione.
La tendenza, una volta completato il giro di “riscaldamento”, è quella di entrare in curva sempre più lentamente di quanto sia possibile poiché gli pneumatici anteriori, necessitando particolare cura nell’essere portati alla temperature d’esercizio, inizialmente ti conducono verso un’indesiderato e leggero sottosterzo, facilmente compensabile con la giusta porzione di acceleratore. In quest’ambito si rivela fondamentale il lavoro dell’elettronica (segnatamente del controllo di trazione) il quale regola tutto alla perfezione permettendoti di uscire dalle curve con tanto gas e pochi pensieri; nel peggiore dei casi applicando un leggero controsterzo. Ovvio però che non essendoci il controllo di stabilità occorre sempre comunque far affidamento sulla propria sensibilità.
Una volta “imparata” la base, l’esperienza di guida si focalizza su un continuo e incessante andare avanti alla scoperta (o meglio alla ricerca) dei suoi limiti che sembrano non arrivare mai. Il che, per fare un esempio, significa passare dalle mere staccate in rettilineo, in cui decelera in un amen applicando una forza di 70 kg sul pedale sinistro, alle staccate che ti porti fin dentro la curva affidandoti nuovamente all’elettronica che pensa a tutto.
Finché, a un certo punto, arrivi a quelle velocità in cui sai benissimo che devi fidarti delle 1,7 tonnellate di pressione che le sue appendici aerodinamiche sono in grado di generare alla velocità massima di 300 km/h. Perché senza la “mano magica” vai forte solo fino in terza, mentre una volta messa la quarta vedi proprio per che cosa è nata la 
R.S. 01 nonché dove risiedano le sue forze – o le tue debolezze –. Perché sebbene a certe velocità l’errore sia permesso, le tue mani e il tuo fondoschiena percepiscono un comportamento generale comunque molto dolce, equilibrato e progressivo. Perlomeno nel modo in cui è stato messo a punto il nostro esemplare. 
Ovvio che solamente sei giri, per quanto intensi, sono troppo pochi per dire di averla conosciuta. Però è come quella ragazza più grande di te che ti metteva soggezione quando eri un ragazzino ma che poi, conoscendola, hai scoperto essere una persona alla mano, che pur per un breve momento ti ha fatto sentire a tuo agio dandoti quella confidenza necessaria a non averne più paura e a conservarne un bel ricordo. E nel caso della R.S. 01 il bel ricordo è legato al fatto che la vettura è ritornata intera ai box. Ad un mio collega, a cui toccava il turno successivo, è andata diversamente.

 

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