Società

Quel pasticciaccio brutto di Twitter e Donald Trump

3 dicembre 2017
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Donald Trump adora Twitter, il social network che utilizza da quando nessuno pensava sarebbe diventato presidente degli Stati Uniti e che adesso raccoglie dichiarazioni ed esternazioni varie, a volte provocando alcuni incidenti diplomatici.
Si è discusso, qualche giorno fa, dei difficili rapporti tra Usa e Regno Unito dopo che tre filmati anti-islamici sono stati condivisi dal presidente e inizialmente caricati da Jayda Frensen, viceleader di Britain First, gruppuscolo dell’estrema destra britannica in odore di xenofobia violenta. Filmati che però non hanno messo in imbarazzo solo Theresa May – e Theresa Scrivener, signora del Sussex erroneamente citta da Trump nei suoi tweet, ma questa è un’altra storia – ma anche la stessa Twitter che ha dimostrato di non avere le idee chiare su che cosa è lecito e che cosa illecito condividere sulla propria rete sociale.

Ricordiamo che da alcuni anni Twitter, come anche Facebook e Google, ha iniziato a vigilare maggiormente sui contenuti. Nel mirino soprattutto gli account legati a movimenti estremisti e terroristi – dal 2015 sono stati bloccati quasi un milioni di utenti – ma più in generale chiunque “promuove la violenza contro altre persone, minacciarle o molestarle sulla base di razza, etnia, origine nazionale, orientamento sessuale, sesso, identità sessuale, religione, età, disabilità o grave malattia”. E non sono mancati casi di utenti sospesi per aver violato queste regole e condiviso contenuti che incitano all’odio.
Come i tre video anti-islamici condivisi da Trump che come minimo andrebbero rimossi. Però non è stato fatto. Perché? Inizialmente l’azienda si è giustificata affermando che “potremmo consentire occasionalmente contenuti controversi” se “riconosciamo come legittimo l’interesse pubblico verso tali contenuti”. Salvo poi correggersi: no, non è questione di interesse pubblico, ma delle più lasche norme per i contenuti multimediali che permettono la condivisione di contenuti forti se preceduti da un avviso. Insomma, hanno deciso di non bloccare i tweet di Trump ma ci hanno messo un giorno per capire perché. Il che fa sospettare che il vero motivo sia che Trump è il presidente e può fare quello che vuole. Alla faccia dei bei discorsi di Twitter sulla necessità di non alimentare la violenza.

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