Commento

Preoccupante dietrofront

13 maggio 2017
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Alla fine ha avuto la meglio chi minaccia. Con un volantino, apparso ieri per le vie di Lugano, anonimi, nascosti dietro svastiche e altri funesti simboli, hanno chiesto l’annullamento immediato della serata al Wknd con Bello Figo Gu, un discusso rapper italiano. Affisso e letto: e la serata è stata annullata. Evidentemente, la decisione è stata presa per motivi diversi da quelli avanzati nel volantino e derivati da ideologie razziali che non volevano il cantante nero e le sue tirate sul palco.
Di fatto, il concerto non ci sarà, perché polizia e magistratura non hanno voluto sottovalutare le minacce stampate sul volantino, che preannunciavano conseguenze gravi al locale (prima o dopo o durante la serata), e perché la discoteca non poteva (o non voleva) investire di più per garantire la sicurezza.
Al di là del giudizio di merito sullo spettacolo proposto, il dietrofront è preoccupante. Lo è perché in buona sostanza i titolari della discoteca e le nostre forze dell’ordine non sono stati in grado di garantire la sicurezza di chi desiderava partecipare a una serata musicale in un luogo tutto sommato circoscritto. Suvvia, non si trattava di un concerto in un megastadio!

Qualcuno, però, dirà che anche la scelta del locale di puntare sul rapper ‘Bello Figo Gu’ è più che discutibile e che sono andati a cercarsela. E anche questo è vero.

Si tratta di un rapper che ‘spacca’, perché (cfr. servizio a pagina 2) utilizza in modo provocatorio e incendiario il suo stile swag. Stile che è un misto di ‘fighetteria’ e sbruffonaggine, con riferimento costante agli stereotipi razziali e che ha già scatenato dibattiti, non sempre civili, sui canali tv della vicina Repubblica, sempre in cerca di audience. Il personaggio ha persino diviso sia la sinistra che la destra. E non a caso altri suoi concerti sono già stati annullati anche altrove.

Quindi, che un tipo del genere finisca nel mirino di chi erge la purezza della razza a suo scellerato credo rientra purtroppo nella logica dei tempi: anche queste cerchie cercano di farsi largo e piantare bandiere nella società democratica.

La questione del volantino è ora finita in Procura al seguito di una denuncia penale. Ma più della Procura, che farà il suo lavoro, pensiamo occorra una presa di coscienza in chi organizza manifestazioni puntando su ospiti controversi per riempire le sale. Oltre che attirare pubblico si è anche in grado di garantire la sicurezza degli spettatori? Bella e attuale domanda.

Più in generale è anche opportuno che ci sia una presa di coscienza collettiva di fronte a simili derive che – come abbiamo già avuto modo di evidenziare in servizi giornalistici dentro sottoboschi anche nostrani – hanno trovato terreno fertile pure da noi. Tanto che, col passare degli anni, gruppi marginali sono arrivati persino a vantarsi pubblicamente delle loro idee, sfoderando croci uncinate, tatuaggi nazisti e saluti cari a Hitler. Nell’inchiesta giornalistica, che avevamo condotto nel luglio del 2015, l’esperto era stato chiaro. Aggressioni? ‘In Ticino è solo questione di tempo’. Speriamo di no.

Comunque sia, ieri è stato compiuto un salto di livello! Il cedimento deve rimanere un’eccezione, dettata dall’esigenza di salvaguardare la sicurezza e devono seguire sanzioni nei confronti di chi ha profferito tali minacce, per dimostrare che in terra elvetica valgono e vigono principi democratici di rispetto dell’altro e dell’altrui opinione. Per altro, di spazio non ce n’è. C’è il Codice penale.

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