Commento

Polveri fini, subire e pagare

Polveri
(Carlo Reguzzi)
5 maggio 2017
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Le polveri fini sono una dannazione, con eterna periodicità. Specialmente nel Mendrisiotto, dove si addensano come in un imbuto. C’è persino una sorta di aspetto religioso del fenomeno che ne sottolinea l’assurdità: come ai tempi delle rogazioni si invocavano tutti i santi del cielo affinché piovesse per l’agricoltura, oggi imbambolati si invocano i cumulonembi per liberarci da ciò che produciamo. Non è un gran progresso ed è la vera alienazione. Chi ha letto gli articoli documentati del professor Giorgio Noseda (laRegione 25 febbraio, Forum Alternativo Q 10) non può sottrarsi ad almeno due gravi questioni tra di loro collegate. L’una riguarda la credibilità dello Stato, Confederazione o Cantone: stabilisci delle leggi, definisci delle norme da non superare per salvare vita e salute dei cittadini (obblighi costituzionali), le ignori e le superi sessanta volte in un anno. L’altra riguarda le conseguenze sulla salute rilevate da ricerche e studi sinora promossi, pubblicati da riviste mediche prestigiose, dalle patologie polmonari, specialmente nei bambini, ai tumori, alle malattie cardiovascolari e persino alla demenza (v. ‘Lancet’, riportata da Noseda): questi studiosi, clinici, medici si fondano su fatti e non indicano supposizioni o parametri. Tre considerazioni “politiche” emblematiche della nostra realtà cantonticinese si potrebbero aggiungere.

La prima è che dopo i dati resi noti dal prof. Noseda, pubblicati da questo giornale, non è mancato l’intervento che si preoccupa di cercare la causa forse altrove, nella Lombardia che ci manda arie mefitiche. C’è una costante ticinese ormai storica, tentare di deresponsabilizzarsi. Qui comunque non si possono erigere muri. Al massimo può ancora funzionare qualche rivendicazione a Berna, non sulle polveri ma sugli irriducibili frontalieri o i soldi insufficienti.

La seconda è la perdita del senso di priorità. A nessuno dovrebbe venire in mente di posporre la salute al botteghino degli affari. In termini concreti, non ci si può dire di smettere di parlare del problema delle polveri fini nel Mendrisiotto perché si danneggia l’immagine turistica (v. ‘Il medico: non si può mettere il turismo prima della salute’, ‘20 minuti’ di lunedì 27 marzo). È un’altra costante storica: un tempo si criticavano Paolo Poma e alcuni giornalisti distruttori del turismo perché parlavano dell’inquinamento del Ceresio.

La terza, mai affrontata, sono i costi che si addossano a famiglie del Mendrisiotto a causa delle polveri fini. Costi per la salute e la qualità di vita. Sono le famose ‘esternalità’ economiche evitate a chi fa affari e pagate da chi c’entra poco o niente. Un tempo si diceva che lo sfruttamento energetico delle acque ticinesi era un gesto di solidarietà verso la nazione. Oggi la solidarietà si richiede con l’asse di traffico internazionale. Sette anni fa l’Ufficio federale dello sviluppo territoriale calcolava in un miliardo e mezzo il costo per la salute generato dal traffico stradale: teniamolo per buono, anche se appare irrisorio, e proiettiamolo proporzionalmente sul Mendrisiotto e tutto il traffico europeo che vi passa. Ci accorgeremmo allora di finire anche in un enorme problema di giustizia economica e soprattutto umana: qualcuno è costretto a subire e pagare i danni recati da altri.

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