Commento

Polizia, trasparenza contro la diffidenza

(Benedetto Galli)
10 novembre 2017
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La Polizia comunale di Zurigo nei suoi comunicati stampa non farà più riferimento alla nazionalità di chi è coinvolto in un’inchiesta. La decisione di cambiare prassi si è trasformata in aspra polemica fra destra e sinistra, con la prima (al potere sulla Limmat) che giustifica la scelta con la volontà di non bollare le persone in base a origine e nazionalità, perché – è la tesi avanzata – tale precisazione risulta discriminante. Da destra, per contro, la scelta è stata definita una censura. Non vi è miglior esempio per mostrare come si possa trasformare una decisione – a nostro modo di vedere inutile, se non addirittura controproducente – in un campo di battaglia politico che supera la questione sul tavolo. Tanto che l’Udc, prendendo la palla al balzo, sta ora persino valutando l’ipotesi di lanciare un’iniziativa popolare per far riapparire nei comunicati stampa della ‘pola’ l’indicazione della nazionalità. Complimenti: non si poteva offrire occasione più ghiotta per farsi facilmente propaganda!

Ma, indipendentemente dalla valenza politica della scelta, c’è un aspetto evidenziato dal noto criminologo Martin Kilias (fra parentesi di sinistra) che boccia la scelta. “Secondo la stessa logica” – ha detto al ‘Blick’ – “ci si potrebbe teoricamente chiedere: perché si cita il sesso di chi perpetra il reato? O l’età? Anche queste indicazioni mettono in cattiva luce un intero gruppo”.

Come non dargli ragione: di questo passo, dove fissare il limite? Non da ultimo la scelta – sempre l’esperto dixit – rischia di rafforzare modelli di pensiero razzisti: “In tal modo sì che si aumenta la diffidenza della popolazione. Ad esempio, se in un comunicato stampa della polizia si affermerà che un ‘uomo’ è stato sorpreso a spacciare droga sulla Langstrasse, molte persone semplicemente aggiungeranno la parte mancante”. Più boomerang di così… si opta per una scelta che ha l’effetto opposto a quello auspicato!

Comunque la vicenda è interessante anche perché richiama nuovamente l’attenzione sull’importanza dell’assunzione di responsabilità da parte di chi esercita una data professione in polizia e nei mass media. Nel senso che ciascuno, in base alle proprie competenze e all’etica professionale, deve saper valutare autonomamente quando e quanto è importante inserire determinati elementi in un comunicato stampa, o in un articolo, e quando non lo è. E non solo con riferimento alla nazionalità. Non devono dunque esserci (facili) automatismi, né in una direzione (sempre mettere la nazionalità), né nell’altra (mai indicarla). È opportuno decidere caso per caso. E quindi riflettere.

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