Le immagini che ha scattato a Mosul («è lì, a due passi dal nostro mezzo blindato») e che ha scelto per spiegare al pubblico il suo lavoro scorrono. Gianluca Grossi le commenta. E le persone accorse al Cinema Teatro di Chiasso per la consegna del 50esimo Premio massimo della Fondazione Iside e Cesare Lavezzari lo ascoltano in rigoroso silenzio. A tratti in sala l’unico rumore appena percepibile è quello del proiettore. È così che “il giornalista e fotografo che racconta il mondo, le guerre e la vita degli altri” – così recita la ‘laudatio’ della Fondazione – si è presentato. Quello che Gianluca Grossi svolge da freelance dal 2002 è un lavoro, «duro. È un lavoro bellissimo, ma c’è un prezzo da pagare». Un prezzo che include anche il dubbio. «Ancora poco tempo fa ho costretto il mio...