Svizzera

Per fare affari in Italia le banche dovranno per forza aprire una succursale

(Gabriele Putzu)
21 agosto 2017
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È assai probabile che le banche svizzere che intendono in futuro far affari in Italia dovranno per forza aprire una succursale nella Penisola. È quanto si evince da una risposta del Consiglio federale a un’interpellanza della consigliera nazionale ticinese Roberta Pantani (Udc/Lega), secondo cui una simile soluzione è contraria alla Roadmap del 2015 siglata fra Roma e Berna. Tale documento prevede l’avvio di un dialogo sulla possibilità per gli operatori finanziari dei due Paesi di offrire servizi transfrontalieri ai potenziali clienti dei due Paesi. Stando alla deputata ticinese, dopo aver ottenuto lo scambio automatico di informazioni, l’Italia non sarebbe più intenzionata a rispettare questo punto dell’intesa firmata tra i due Paesi. Una succursale è sottoposta alle leggi del Paese ospitante, anche per ciò che concerne la confidenzialità delle informazioni bancarie. Gli operatori del settore attivi in Ticino – banche e fiduciarie in particolare – sarebbero “delusi” secondo Pantani dalla risposta vaga del Consiglio federale da cui si denota che non vi è “alcuna volontà di richiedere il rispetto dell’accordo”. Da parte italiana poi, ha aggiunto la consigliera nazionale leghista, dopo aver ottenuto dalla Svizzera ciò che interessava, ossia lo scambio di informazioni in ambito fiscale, “non vi è alcun interesse a far entrare nel mercato della Penisola operatori concorrenti agguerriti, specie in momento delicato come questo che vede il settore pubblico intervenire per mantenere a galla le banche”.

Nella sua risposta, il Consiglio federale precisa che se “l’Italia introdurrà quale condizione obbligatoria l’aver stabilito una succursale nel Paese, la Svizzera, nell’ambito del summenzionato dialogo, esigerà che le banche svizzere con succursale in Italia possano prestare servizi direttamente dalla Svizzera verso l’Italia”. È bene che Berna esiga una controprestazione, ha dichiarato Pantani all’ats, “ma bisogna poi vedere se l’Italia acconsentirà a simile richiesta”. Insomma, la volontà elvetica di poter offrire servizi finanziari transfrontalieri rischia di scontrarsi col protezionismo di Roma e di fare la fine dell’accordo sulla fiscalità dei frontalieri che l’Italia, a differenza della Svizzera, non ha ancora ratificato.

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