Cresciano

'Ndranghetista a Cresciano? 'Scarcerato e senza indizi a suo carico'

18 settembre 2017
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Non un boss e nemmeno un gregario della ‘ndrangheta, la mafia calabrese. Perché sul suo conto – secondo la Corte di Cassazione italiana che ha accolto il ricorso della difesa – non sussistono gravi indizi di colpevolezza circa la sua appartenenza al sodalizio criminale. Perciò lo scorso giugno (ma la notizia viene comunicata ora dal suo legale) Giovannino Mosca è stato scarcerato. Lo ha deciso il Tribunale della libertà di Catanzaro applicando l'ordine della Cassazione. Ora, con la prima udienza fissata il 26 settembre in Calabria, il processo chiarirà definitivamente la sua posizione in relazione all’accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso.

Tirato in ballo da un pentito

Ne parliamo perché il 57enne calabrese è titolare di un permesso C rilasciatogli dal Canton Soletta e sin dal 2010 abita in un appartamento a Cresciano, dov’è domiciliato; in Ticino lavora come muratore e nei fine settimana si reca in visita ai familiari in Lombardia. Un anno fa – spiega alla 'Regione' la sua legale di Pavia, l'avvocata Barbara Bertoni – un pentito aveva fatto il suo nome indicandolo, insieme ad altre persone, come appartenente alla cosca di Belvedere Spinello, facente capo ai Marrazzo e attiva nel Crotonese ma con ramificazioni anche al nord, in particolare nella zona di Rho.

Operazione 'Six Town'

Accortosi del rischio di arresto – nell’ambito dell’operazione “Six Town” i carabinieri di Catanzaro avevano fermato l'ottobre scorso 36 presunti ’ndranghetisti attivi nelle province di Crotone, Cosenza, Milano, Pavia e Varese – Mosca accompagnato dal proprio legale si era consegnato spontaneamente ai Carabinieri di Pavia, capoluogo provinciale a una quarantina di chilometri dal suo Comune di residenza italiano, Mede, dove risulta avere avuto una piccola impresa edile.

'Non è emerso nulla'

Dopo oltre 7 mesi di carcere preventivo a Catanzaro, Mosca è stato posto in libertà senza alcuna esigenza cautelare: «La Cassazione ha stabilito che sul suo conto non è emerso nulla», annota l'avvocata Bertoni: «Nessun contatto telefonico o di altro genere con le altre persone indagate, nessuna intercettazione. E mai è stato visto insieme a uno degli altri indagati».

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