Commento

Naturalizzazioni, come accontentarsi 

13 febbraio 2017
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Dopo averla respinta a tre riprese (1983, 1994, 2004), popolo e Cantoni alla quarta occasione hanno finalmente accordato ai giovani stranieri della terza generazione la possibilità di farsi naturalizzare mediante procedura agevolata. Non era scontato. Molti temevano (o viceversa speravano) che il progetto sarebbe andato a infrangersi contro lo scoglio della maggioranza dei Cantoni. Ma alla fine anche questo è stato superato: nel complesso in relativa scioltezza (60,4% di ‘sì’, 19 Cantoni su 23 a favore), in Ticino (dove 330 schede hanno separato ‘sì’ e ‘no’) per il rotto della cuffia. E va bene così. Il voto ha una valenza più che altro simbolica. Questa è «una riformetta», ha fatto notare ieri la consigliera nazionale di origini pugliesi Ada Marra (Ps/Vd), che nel 2008 le diede l’impulso con un’iniziativa parlamentare. «Un cambiamento minimalista», che riguarderà «un numero ristretto di persone» e contro il quale «non c’era nessun argomento razionalmente valido», secondo il sociologo Sandro Cattacin (vedi a pagina 4). Non ci sarà alcun automatismo. I nipoti degli immigrati che vorranno richiedere il passaporto rossocrociato mediante procedura agevolata dovranno farne esplicita richiesta; e di questa possibilità potranno usufruire soltanto coloro che rispetteranno tutta una serie di condizioni. Anche dopo il ‘sì’ di ieri, e ancor di più a partire dal primo gennaio 2018 (quando entreranno in vigore requisiti più severi), la Svizzera resterà uno dei Paesi più restrittivi in materia di naturalizzazioni. Per dire che non c’è ragione di rallegrarsi oltre misura per il 60% di favorevoli a questa “riformetta”. Piuttosto, preoccupa il fatto che quattro votanti su dieci abbiano seguito la consegna dell’Udc. Ancora una volta, agitando lo spettro delle “naturalizzazioni di massa” e riciclando i soliti manifesti anti-musulmani, i democentristi hanno cercato di spostare – riuscendovi in parte, grazie anche a una certa complicità dei favorevoli, che hanno insistito sulla necessità di agevolare la naturalizzazione degli stranieri di terza generazione “che sono come noi” – il dibattito sul loro terreno prediletto: quello, pernicioso, dell’identità. Stavolta queste (non) argomentazioni non hanno fatto presa. E visti i tempi che corrono, in Europa e oltre Atlantico, tutto sommato può bastare. A prescindere dal numero di giovani della terza generazione che poi effettivamente si avvarrà della nuova possibilità. Oggi infatti solo una minima parte degli stranieri residenti in Svizzera che ne avrebbe diritto chiede di farsi naturalizzare. Il passaporto rossocrociato, checché ne dicano alcuni, non suscita enormi passioni.

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