Una mozione per chiedere al Consiglio di Stato che i cittadini possano pagare in bitcoin e altre criptovalute i servizi dell'amministrazione cantonale. È quella depositata oggi da AreaLiberale, Udc, Lega dei Ticinesi, Plrt e Ppd.
"Proponiamo un’applicazione pilota nel Dipartimento delle istituzioni e chiediamo un rapporto all’attenzione del Gran Consiglio dopo un anno di prova", recita il comunicato. "Questa misura, simile a quanto ha già fatto l’anno scorso la città di Zugo (fino a Chf 200) e ha annunciato di fare dal 2018 il comune di Chiasso (fino a Chf 250), mira a lanciare un segnale fattuale a chi si occupa di FinTech e a rinforzare in tal modo la fiducia verso le istituzioni ticinesi in materia di innovazione. L’ambizione della mozione è di promuovere il Ticino come piazza svizzera alternativa e complementare a Zugo in materia di criptovalute, blockchain e FinTech."
Bitcoin è "una moneta elettronica creata nel 2009 che, a differenza della maggior parte delle valute tradizionali, non fa uso di un ente centrale: esso utilizza un database distribuito tra i nodi della rete che tengono traccia delle transazioni, ma sfrutta la crittografia per gestire gli aspetti funzionali, come la generazione di nuova moneta e l’attribuzione della proprietà dei bitcoin."
"Il 30 settembre 2017 - ricordano i firmatari della mozione - esistevano nel mondo 16.6 milioni di bitcoin con un prezzo medio unitario di CHF 4'140 e pertanto una capitalizzazione di mercato pari a CHF 68.7 miliardi."]
"Se gestito correttamente - si specifica - l’incasso in bitcoin anziché franchi svizzeri non comporta alcun rischio valutario per il Cantone, che potrebbe convertire istantaneamente in franchi svizzeri il pagamento avvenuto in criptovaluta."