L'analisi

Mosca studia le mosse di Trump

16 novembre 2016
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Una lieta sorpresa densa di preoccupazione. Nonostante le dichiarazioni di segno opposto erano in pochi in Russia ad attendersi la vittoria di Donald Trump. Se mesi fa si faceva il tifo contro Clinton – per il suo ruolo nelle manifestazioni moscovite contro il terzo mandato presidenziale per Putin nel 2011 – successivamente ci si era abituati all’idea di averla alla Casa Bianca. Una quindicina di giorni fa i Ministeri delle finanze e degli esteri avevano ipotizzato per i prossimi quattro anni un periodo complesso nelle relazioni internazionali con ripercussioni in economia. Il significato era chiaro: a Washington vi saranno gli stessi interlocutori che con Obama. Invece è andata diversamente. Quasi al termine della nottata elettorale, quando il risultato appariva evidente, il canale ‘Rossija 24’ vicino al Cremlino ha trasmesso inaspettatamente una lunga intervista ad un esperto, Nikolaj Slobin, in cui questi spiegava che gli americani avevano votato in quel modo per questioni interne e non internazionali, come da mesi – al contrario – la propaganda sbraitava in Russia. In sintesi: con Clinton si sapeva già in partenza cosa aspettarsi; con l’imprevedibile Trump, no; il prossimo presidente Usa definirà il suo programma per l’estero nei prossimi mesi; se Mosca in Siria si gioca molto, per Washington non è una partita fondamentale. L’elezione del tycoon ha temporaneamente fermato le operazioni militari russe in Medio Oriente, nonostante la Flotta artica sia giunta a destinazione seguita da uno stuolo di sottomarini della Nato. Secondo media occidentali, i russi preparavano il benvenuto a Clinton con un attacco in grande stile ad Aleppo. Eletto Trump, il programma non è cambiato, come dimostra la ripresa dei bombardamenti sulla città. A essere cambiato è il vento: tra due mesi a Washington non siederà più Barack Obama, contrario a qualsiasi azione armata di grande portata. Che posizione avrà, invece, Trump? Sarà interventista come Bush in politica estera o metterà in piedi una santa alleanza contro il terrorismo? L’elezione di Trump potrebbe ora cambiare i piani della Russia, impegnata a riguadagnarsi spazio sull’arena internazionale. Contemporaneamente il Cremlino ha l’occasione per rilanciare le relazioni con la Casa bianca. Ma le sanzioni contro Mosca rimarranno in vigore? Più osservatori sottolineano come Trump avrà il problema di doversi confrontare con un Congresso e un Senato, repubblicani sì, ma apertamente anti-russi. Le denunce di attacchi hacker federali contro siti americani hanno esacerbato gli animi. Ecco la ragione per cui gli specialisti moscoviti non nutrono speranze di cancellazione delle sanzioni nel 2017. Il voto Usa potrebbe avere comunque un’influenza sull’economia russa: il prezzo del petrolio – fondamentale per le entrate federali – è sceso, il dollaro si è indebolito e c’è il serio rischio dell’aumento dei tassi di interesse della valuta statunitense. Quest’ultima misura provocherebbe ulteriori buchi nel bilancio già alle prese con le pesanti spese militari. Un bel biglietto da visita per Mister Trump!

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