Commento

Ma conta solo il viaggio

20 aprile 2017
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C’è stata scritta pure una canzone, “Uno su mille ce la fa”. Vale nella vita “normale” come nello sport. Che poi è vita, tanto da esserne definito una scuola. Poi c’è scuola e scuola: quella inclusiva, che mira a trasmettere nozioni di base a tutti; e le superiori su su fino al grado universitario. Scuole d’élite, scelte (così dovrebbe) da giovani dotati di talento, curiosità, passione, determinazione e spirito di sacrificio, nonché dalla voglia di provare a farsi strada. Nella vita, come nella sua scuola, “Uno su mille ce la fa, ma quanto è dura la salita”. Dura e, man mano che si sale, riservata a pochi, sempre meno. Se Gianni Morandi canta che “devi contare solo su di te”, nello sport – ma vale anche per la musica, l’arte o gli stessi studi – un tassello si rivela fondamentale: la famiglia. Per l’arco del giovane che vuole eccellere nella propria disciplina e, perché no, diventarne primattore ben oltre il giardino di casa, la freccia in più è il nido dal quale spiccherà il volo nel mondo. Un vero atout, quando i genitori dell’“uccellino” sanno sostenerlo e spronarlo a volare, non spingerlo a farlo meglio di tutti.
Il confine è molto sottile ed è piena la storia di talenti persisi per strada, anche a causa di un papà o una mamma che hanno travestito le loro mire da sogni dei propri figli. Poi ci sono le storie dei figli che, battito d’ali dopo battito, sanno volare più veloci, più lontano, più a lungo, più rapidi, più agili, più forti, più coordinati, più in alto. Riescono grazie ai loro sforzi e capacità, ma ai risultati contribuisce in modo determinante la famiglia, che del suo ci mette affetto, ma anche soldi e tempo (per informazioni: chiedere alle mamme che si trasformano in taxi per portare i figli ad allenamenti e gare). Un investimento più o meno importante a dipendenza della disciplina (ci sono federazioni e società che si assumono gran parte dei costi per istruttori, campi d’allenamento, trasferte per competizioni; altre che lasciano gli oneri sulle spalle della famiglia); in uno sport individuale spesso maggiore rispetto a quello di squadra.
Oggi raccontiamo le storie di quattro allievi di quella scuola di vita che è lo sport. Quattro atleti d’élite il cui impegno ha contagiato la famiglia. La strada che può portare alla gloria, che poi ognuno declina per sé, impone riflessioni travalicanti il sogno di un figlio. C’è da far di conto (letteralmente), ci sono difficili scelte da prendere a volte in giovanissima età (partire da casa per allenarsi; smettere o posticipare la formazione). Per quanto caro possa essere, il sogno può diventare un viaggio da affrontare insieme, esperienza oltre lo sport. Un percorso dove il risultato è la conseguenza, non il fine.
Quando tutti i pezzi stanno al loro posto – i figli sognano; i genitori non li ostacolano, badando a non far perdere loro di vista i punti di riferimento della vita, quella “normale” – comunque sarà andata, se sarà cioè il proprio figlio a essere l’uno su mille o no e per quanto dura sarà stata la salita, la strada sarà valsa la pena. E l’investimento, alla famiglia, tornerà in forma di un’altra ricchezza, che non ha prezzo: nella gioia di aver condiviso momenti unici e avere aiutato l’uccellino a lasciare il nido; in un volo in cui il successo sorride a chi sa guardare alla Luna, coi piedi ben piantati a terra.

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