Luganese

Lugano, torna a processo il traffico di Muscle Car 

18 ottobre 2017
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«Se si fosse presentato in aula sarebbe stato immediatamente arrestato». Parola della procuratrice pubblica Raffaella Rigamonti. Se lo aspettavano i giudici e le parti e, in effetti, il secondo imputato del processo per nuovi casi di truffa alle società di autonoleggio, ha disertato il dibattimento. L’imputato atteso è un’antica conoscenza della giustizia: si tratta di un cittadino italiano, 42enne, già condannato a due anni e mezzo di carcere, di cui i primi due sospesi con la condizionale, nel maxiprocesso – erano nove gli imputati, di cui uno latitante – celebrato nel febbraio 2015 nell’ambito dell’inchiesta denominata ‘Muscle Car’.

Il clamoroso traffico, tra i più vasti giudicati allora alle nostre latitudini, aveva visto quale principale imputato un 48enne ex titolare del garage Gto di Canobbio, al quale i giudici avevano inflitto tre anni e mezzo di carcere, e a capo di un vasto traffico illecito di auto rubate all’estero e rivendute in Svizzera. Dopo la prima condanna, il 42enne italiano atteso ieri a Lugano si era subito dato alla macchia in Italia da dove non si è più mosso, eludendo così l’espiazione dei sei mesi di detenzione inflittigli due anni fa. Ieri la Corte delle assise criminali di Lugano, presieduta dalla giudice Rosa Item, ha così aggiornato il processo al 22 novembre. Se anche in quel caso l’imputato non si ripresenterà, il dibattimento si svolgerà comunque in sua assenza.

Intanto ieri il nuovo traffico di auto ha visto la prima condanna proprio in prima mattinata, davanti alla Corte delle assise correzionali, presiedute sempre dalla giudice Rosa Item: sul banco degli imputati è comparso un 47enne italiano che, unitamente appunto al 42enne ieri mai giunto in aula, ha messo in atto truffe compiute a partire dall’agosto del 2015 con la sua presunta complicità.

Nel mirino anche una Maserati

Nel mirino dei due, alcune società di autonoleggio in Ticino per un traffico di auto che alla fine ha conosciuto quale esito finale la sparizione delle vetture nell’Europa dell’Est. Il cittadino italiano di 47 anni è stato condannato con rito abbreviato a 8 mesi sospesi con la condizionale e riconosciuto colpevole dei reati di ripetuta truffa, consumata e tentata, e appropriazione indebita. Il modus operandi? Il 47enne si presentava a firmare i contratti di noleggio delle auto presso le società e poi, anziché ritornarle dopo il loro utilizzo ai legittimi proprietari, consegnava le vetture al complice in territorio italiano, da dove venivano poi rivendute in diversi Paesi dell’Est. «L’ho fatto perché ero in difficoltà economiche» – ha spigato alla Corte l’imputato, il quale ha ammesso le proprie responsabilità.

«Ma sapeva che il suo complice era già stato condannato per un traffico analogo?», ha chiesto la giudice Rosa Item all’imputato. «No», ha risposto il 47enne che nel frattempo è riuscito a trovare lavoro in Italia. Il 47enne, unitamente al 42enne, aveva messo gli occhi anche su una vettura di lusso: una Maserati, che stava per essere noleggiata ai malintenzionati da una celebre società luganese. Ma la truffa è stata sventata grazie al pronto intervento della Polizia cantonale. L’imputato, difeso dall’avvocato Marco Cocchi, in un’altra occasione – nel periodo dell’inchiesta ‘Muscle Car’, questa volta in qualità di socio e gerente di una società di auto con sede a Zugo – si era impossessato di una Range Rover mai più recuperata e, ipotizzano gli inquirenti, venduta allora alla Gto di Canobbio, a monte proprio dell’intero filone dei traffici internazionali di auto. Insomma, per dire che il cerchio si chiude.

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