Economia

L'ora della verità per Sika – Questa sera il verdetto del tribunale di Zugo

28 ottobre 2016
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Scatta l’ora della verità per Sika, la multinazionale con sede a Baar (Zugo) nel mirino della francese Saint-Gobain: un progetto di acquisizione sfociato in una delle più lunghe e aspre battaglie mai combattute in Europa per il controllo di un’azienda. Stasera il tribunale cantonale di Zugo renderà nota la sentenza su una vertenza che vale miliardi e che potrebbe costituire un importante precedente giuridico.

L’autorità giudiziaria ha fatto sapere che la decisione sarà comunicata alle parti e che verrà caricata sul sito del tribunale intorno alle 20.00. Il presidente del consiglio di amministrazione (Cda) Paul Hälg e il Ceo Jan Jenisch terranno anche una conferenza stampa.

La mobilitazione in forze a ridosso del weekend non è probabilmente eccessiva, visto che in gioco vi è il futuro dell’azienda e con ogni probabilità anche dei suoi dirigenti.

Il tribunale dovrà esprimersi sulla correttezza di una limitazione al 5% dei diritti di voto della holding familiare che controlla l’impresa durante un’assemblea generale. Grazie a questa manovra il Cda era riuscito ad evitare che il l’impresa fosse rilevata da Saint-Gobain.

Fondata nel 1910 e con un giro d’affari di 5,5 miliardi nel 2015, Sika è attiva a livello mondiale nelle specialità applicate all’edilizia e all’industria, in particolare nello sviluppo e nella produzione di sistemi per incollaggio, sigillatura, isolamento, rinforzo e protezione di strutture.

Il gruppo fa gola a Saint-Gobain, azienda francese che produce materiali per l’edilizia che vanta vendite annue per 39 miliardi di euro. Una società che può contare su una storia ultracentenaria: è stata infatti fondata nel 1665, per volere del Re Luigi XIV, con lo scopo di realizzare la Galleria degli Specchi del Palazzo di Versailles a Parigi.

Il tentativo di acquisizione è sfociato in un astioso conflitto giuridico che viene osservato con parecchia attenzione anche all’estero. Questo perché diversi grandi investitori stranieri sono scesi in campo per ottenere un chiarimento giuridico sul diritto azionario che potrà avere parecchia importanza in casi analoghi.

All’inizio della vicenda vi è la decisione annunciata nel dicembre 2014 della famiglia fondatrice Burkard-Schenker, che controlla il gruppo attraverso la società Schenker-Winkler Holding (SWH), di vendere la sua partecipazione (del 16% del capitale, ma del 53% dei diritti di voto) al gruppo francese Saint-Gobain per 2,75 miliardi di franchi, un prezzo di vendita superiore dell’80% al valore di mercato delle corrispondenti azioni.

Gli altri azionisti erano rimasti a bocca asciutta: a loro non era stata fatta alcuna offerta. Un modo di procedere che ha scatenato le ire di vari attori, fra cui figurano i veicoli di investimento del fondatore di Microsoft Bill Gates. Pure i manager aziendali – a cominciare dal Ceo Jan Jenisch – erano saliti sulle barricate, cercando di contrastare l’operazione: a loro avviso la fusione avrebbe distrutto un modello industriale di successo.

L’impresa francese è disposta a pagare l’enorme premio sulle azioni detenute da SWH perché in tal modo otterrebbe il controllo di Sika. Per evitarlo il consiglio di amministrazione (Cda) della società zughese ha ridotto al 5% i diritti di voto della holding in una assemblea generale. Contro questa decisione la famiglia fondatrice ha interposto ricorso e i tre giudici del tribunale cantonale di Zugo devono stabilire se il Cda ha agito correttamente.

Gli esperti si sono in generale ben guardati finora dall’esprimere previsioni circa il giudizio. A rendere la questione particolarmente spinosa è il fatto che in realtà Saint-Gobain non compra le azioni di Sika, bensì la holding familiare in cui questi titoli sono custoditi.

La vertenza si gioca su diversi piani e non sono mancati anche gli interventi di politici, a cominciare da quelli dei consiglieri nazionali Doris Fiala (PLR/ZH), che ha sostenuto l’operato del managment perché teme la soppressione di posti di lavoro, e Roger Köppel (UDC/ZH), che al contrario si è scagliato contro quella che considera una grave violazione della certezza del diritto e dell’ordine economico liberale.

Molti attendono con impazienza il giudizio – di prima istanza – della corte, perché sarà un precedente per casi analoghi. Vi sono infatti altre aziende – come Swatch o Schindler – che, alla stregua di Sika, presentano negli statuti differenti tipi di azioni o vincoli speciali.

Si dovrà comunque vedere se la sentenza odierna metterà la parola fine al contenzioso. L’opinione dominante è che non lo farà: la famiglia ha per esempio già fatto sapere che in caso di sconfitta porterà il tema davanti alla corte d’appello e se caso davanti al Tribunale federale. Si conta quindi che prima di arrivare a una parola definitiva potrebbero trascorrere due anni.

Meno chiaro è invece se l’azienda impugnerà la sentenza in caso di decisione a suo sfavore. Il rischio di essere confrontati con cause di risarcimento aumenterebbe infatti notevolmente per il presidente del Cda Paul Hälg e per i consiglieri di amministrazione a lui fedeli.

Vi è quindi anche chi ritiene che i giochi potrebbero presto essere fatti. La vertenza potrebbe concludersi nei prossimi mesi con un accordo, perché gli eventuali ricorsi costerebbero anni, prolungando una fase di incertezza che renderebbe difficoltoso per i vertici aziendali mantenere le elevate prestazioni operative dell’impresa, attualmente eccellenti. "Nessuno ha interesse a strozzare la gallina dalle uova d’oro", ha fatto notare un esperto.

Non è inoltre da escludere anche lo scenario di un’acquisizione totale da parte di Saint-Gobain, con un premio per tutti gli azionisti.

Interessante è a questo proposito considerare il corso del titolo Sika in borsa: crollato in due giorni del 32% nel dicembre 2014, vale oggi 4308 franchi, ben più quindi dei 3886 franchi a cui era stata scambiata alla vigilia dell’annuncio dell’operazione Saint-Gobain.

Dall’inizio dell’anno l’azione ha guadagnato il 25%: il mercato sembra avere quindi fiducia nell’impresa. Oggi pomeriggio però sta perdendo circa il 3%.

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