Inchieste

L'inchiesta penale - Fatti del 21 marzo: ‘Tolleranza zero e più formazione’

(Pablo Gianinazzi)
14 maggio 2015
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Un agente sospeso e uno ancora ferito – ma ormai quasi pronto per il rientro in servizio –, un incarto penale aperto in Procura e un’inchiesta amministrativa condotta dalla Sezione delle risorse umane del Dfe per conto del Consiglio di Stato. Sono gli effetti attuali di quanto avvenuto in Farera il 21 marzo, giorno in cui un detenuto 49enne aveva rotto un polso a una guardia carceraria e innescato una sorta di reazione a catena in cui erano rimasti coinvolti altri 4 agenti di custodia. Il fattaccio è la traduzione pratica delle implicazioni di un mestiere a dir poco problematico. Ma questo, per il direttore Stefano Laffranchini, conta relativamente. Perché lo strumento da utilizzare per fare adeguatamente fronte a situazioni del genere è quello della “tolleranza zero”. «L’inchiesta è ancora in corso e occorre partire dalla presunzione d’innocenza. Se qualcosa è successo, pur considerando il coinvolgimento emotivo particolare che umanamente va riconosciuto in casi simili, nel mio ruolo non posso tollerare che situazioni analoghe sfocino in azioni non unicamente volte al contenimento del detenuto. Ciò significa una sola cosa: la necessità di intensificare gli sforzi per mettere i miei uomini nelle condizioni di gestire anche le situazioni molto tese». Ovvero «lo stargli vicino, il responsabilizzare i quadri, l’essere chiari e conseguenti nella formazione». A prescindere dall’inchiesta i fatti di marzo hanno comunque fatto scattare «una serie di misure preventive che partono dalla riconsiderazione delle procedure di intervento. Inoltre vi sono stati l’avvio (anticipato rispetto alle previsioni) di una formazione “di ripetizione” specifica sull’uso della forza e dei mezzi coercitivi, da ripetersi ogni anno per acquisire una sorta di automatismo che permetta di gestire nel modo dovuto le situazioni-limite; un’analisi accurata dell’accaduto, con relative proposte di misure correttive; l’applicazione di alcune misure logistiche nelle celle; oltre ovviamente a un messaggio forte e chiaro volto appunto alla “tolleranza zero”. La nostra posizione è delicata e ci mettiamo un secondo a ritrovarci dalla parte del torto».

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