Svizzera

L'impunità (forzata) dei pirati informatici

28 maggio 2017
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Si stimano tra 350 e 400 i procedimenti per phishing e truffa informatica recentemente archiviati. È quanto dichiarato alla NZZ am Sontag dalla Procura federale, spesso impossibilitata a individuare gli autori dei reati, perché di provenienza estera. Malgrado innumerevoli richieste di assistenza, infatti, non sempre è possibile una correlazione diretta tra i fatti denunciati e i responsabili.

Competenze

Stando a una decisione del Tribunale penale federale del 2011, il Ministero pubblico della Confederazione è competente per i reati di cybercriminalità commessi dall’estero, mentre i casi di pirateria informatica interni vengono affidati alle autorità penali cantonali. Nel tentativo di assicurare un trattamento sistematico delle denunce, la Procura ha riunito in un solo dossier gli episodi di "phishing" repertoriati dal 2012 in poi e che hanno interessato tra gli altri banche e singoli cittadini: in totale 455 casi, secondo l’ultimo rapporto di attività pubblicato in aprile, di cui la maggior parte sono ora stati archiviati. Diverse decine di atti criminali sono comunque ancora oggetto di indagini supplementari: la Procura federale, basandosi sulla convenzione relativa alla cybercriminalità, ritiene peraltro di essere competente anche per le infrazioni penali commesse all’estero da stranieri.

Il precedente

Nell’ottobre del 2016, in occasione del primo processo in Svizzera per "phishing" internazionale, il Tribunale penale federale di Bellinzona ha però messo in dubbio la competenza dei tribunali svizzeri per fatti avvenuti fuori dalla Confederazione ai danni di vittime straniere e invece di condannare tre pirati informatici rei confessi, estradati dalla Thailandia, ha rinunciato ad emettere una sentenza e li ha rimessi in libertà. Il Ministero pubblico, nel caso specifico aveva depositato un atto di accusa con rito abbreviato, che non è stato accolto: ora dovrà occuparsi nuovamente del caso seguendo la procedura ordinaria.

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