Spettacoli

Le Settimane si aprono con l'anarchico Currentzis

4 settembre 2017
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Questa sera si aprono le Settimane musicali di Ascona con un programma di impagabile bellezza: nella prima parte il fascinoso tappeto sonoro di pagine sacre del barocco inglese di Purcell, alternate a schegge e frammenti del '900 da Stravinskij (Credo) fino a Schnittke (Concerto per coro) e ai contemporanei Taneyev e Nystedt. Poi nel gran finale lo struggente Requiem K 626 di Mozart con i complessi di orchestra e coro MusicAeterna, che Currentzis stesso ha creato dal nulla nel 2004. 

Ma occhi e orecchie saranno puntati soprattutto su di lui, su Teodor Currentzis, il direttore del momento forse per la sua figura di anarchico e narcisista che ha scosso l’ambiente asettico della musica colta.
Star del podio, con un’agenda zeppa di progetti anche singolari (il ‘Ring’ wagneriano nel ’19 a Baden-Baden, regia di Paolo Sorrentino) e persino tentazioni nel mondo del cinema. «Il programma principale del mondo musicale di oggi – racconta Currentzis – è che ascolti una decina di cd e quando vai al concerto smetti di essere connesso al cuore della musica: smetti di reagire a ciò che la musica ti dà a livello interiore, perché finisci per rapportarti soltanto in termini di armonici e di decibel» confessa Currentzis.
Insomma, una visione critica e apocalittica dell’ascolto musicale. «In realtà, non è dappertutto così. Gli abitanti dei villaggi e delle regioni che noi identifichiamo come Terzo Mondo hanno una connessione molto più autentica con la musica; e i bravi musicisti che suonano ai matrimoni sono quelli che riescono a far sì che la gente senta davvero qualcosa, e che si metta a danzare. Danno a chi sta intorno a loro un’atmosfera speciale, tanto che come esseri umani si sentono cambiati: questi sono i musicisti più bravi, non chi suona in un determinato modo (piuttosto che in un altro) ma chi sa trasmetterci lo spirito».

Il messaggio di Currentzis, pratico (ma anche teorico) è dunque quello di riportare al centro la bellezza e la verità della musica. «Nei teatri d’opera vige spesso una sorta di ‘oliata bellezza al silicone’ che non è più di alcun aiuto» spiega. «Qualcosa di artificiale anche per chi la sta producendo, un po’ come se un astronauta cercasse di ballare la quadriglia indossando uno scafandro». Per venirne fuori insomma, Currentzis si è trasferito in Russia negli anni Novanta, abbandonando l’Occidente. «La tecnocrazia ha ormai cambiato il colore e l’odore del sistema musicale in Europa, uccidendo il sentimento bohème e la libertà dell’arte». Voi invece come coltivate lo spirito più autentico a Perm? «C’è una gran quantità di ottimi musicisti, ognuno dei quali ha la propria missione anche al di fuori dell’orchestra. Questo è ciò che più conta: se nella vita non hai un’ispirazione sei finito, e tanto vale che tu vada a lavorare in un ufficio».

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