Inchieste

Le paure – L’abisso delle mutazioni sensoriali

(Carlo Reguzzi)
30 maggio 2015
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L’impegno dell’Ufficio dell’assistenza riabilitativa comprende anche l’accompagnamento del detenuto verso la liberazione e l’integrazione, con la ricerca di un lavoro già a partire dalla sezione aperta, nonché di un alloggio, e prosegue con la ripresa dei contatti e dei legami con la rete sociale esterna.

Alla liberazione può seguire un affidamento ad assistenza riabilitativa: ulteriore “rete” di accompagnamento e prevenzione della recidiva – così recita il Codice penale – che come risultato principale dà il conforto di una constatazione statistica: «I casi di ricaduta penale sono veramente pochi. I problemi, semmai, sono di altro tipo – precisa De Martini – e si palesano con maggior forza laddove il periodo di detenzione è stato particolarmente lungo. Mi riferisco alle mutazioni “sensoriali”, dall’agorafobia (la paura degli spazi aperti), all’assuefazione fisica con riduzione della mobilità, alla modifica delle percezioni uditive (non ci sono rumori in carcere, se non quelli delle voci e delle chiavi), alla ripetitività delle relazioni sociali (si incontrano unicamente persone conosciute) fino alla perdita di contatto con la parte monetarizzata degli scambi (in carcere non ci sono soldi). Si tratta di conseguenze da non sottovalutare, spesso addirittura devastanti, che non sono facili da trattare poiché poco messe in conto dai detenuti stessi – che agognano alla libertà sottovalutandone l’impatto dopo mesi o anni di chiusura – e persino poco rilevate da chi il carcere lo tratta per professione».

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