Commento

La vera partita comincia ora

15 aprile 2017
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C’è un altra partita, dopo Langenthal. E non solo non è meno importante, ma non è neppure meno scontata. Perché in ballo c’è il futuro dell’Ambrì a medio e lungo termine. Dopo che Paolo Duca e i suoi compagni, piuttosto speditamente è vero – pur, se ribadiamolo (a mo’ di monito): quel quattro a zero nello spareggio risulta più enfatico di quanto in verità lo sia stato – turano la falla del qui e ora, traghettando in porto la nave prima che rischi sul serio di andare alla deriva. Ciò non toglie però che, salvezza o no, là fuori il mare resta di quelli grossi. Ragion per cui sarebbe meglio corazzarsi.
Il pericolo scampato per la terza volta in sette primavere, dopo quelle del 2011 (contro un Visp sconfitto in cinque partite) e dell’anno dopo (di nuovo contro il Langenthal, in quel caso battuto in cinque mosse) non deve alimentare false speranze. Con ragionamenti del tipo ‘tanto in un modo o nell’altro ce la si fa’. Infatti, anche solo statisticamente parlando, se di nuovo il capitolo si chiude con il più classico tra i lieto fine, non significa che debba per forza sempre andare così. Quindi lo si prenda come l’ennesimo segnale di allerta da non ignorare. E v’è da credere che l’Ambrì non lo ignorerà. Tuttavia, il vero punto è un altro. Siccome l’Ambrì è arrivato alla salvezza matematica solo l’altroieri, quando tutti gli altri hanno sostanzialmente già fatto il grosso degli acquisti, sul fronte del mercato la nuova commissione tecnica che si appresta a vedere la luce (dando per scontate sia quella, sia la partenza del ‘diesse’ Ivano Zanatta, su cui nessuno si vuole ancora esporre, ad appena trentasei ore dal termine della stagione) non ha, ahilei, alcun diritto all’errore. Dopo gli ingaggi dell’ex Langnau Chiriaev, che rimpiazza Kamber, e del bernese Marco Müller, saranno anche poche le operazioni da fare, visti i contratti in essere, ma quei pochi arrivi stavolta non vanno minimamente sbagliati.
E se fosse tabula rasa?
A cominciare da quello degli stranieri. Specialmente se – come pare debba essere il caso – l’Ambrì decidesse sul serio di fare tabula rasa, ripartendo da un quartetto d’importazione nuovo di zecca. Con magari anche un portiere da affiancare a quel Gauthier Descloux che, pur con le sue indiscutibili qualità, deve ancora dare prova di saper gestire un’intera stagione da titolare.
Pur dando prova di grande ottimismo, appare comunque difficile sperare che la nuova stagione possa davvero essere quella del rilancio. Per il poco tempo a disposizione – appunto – ma specialmente perché mancano i soldi. Quelli, per capirci, necessari per far sì che in Leventina si possa davvero puntare al salto di qualità che la dirigenza, ma soprattutto i tifosi, auspica. Ben consci che, come giustamente ricorda a ogni piè sospinto il presidente Lombardi, solo la realizzazione del progetto più ambizioso di tutti – quello del nuovo stadio – possa garantire un futuro più tranquillo sul serio. Poi sarà vero che la realtà di Ambrì non è paragonabile a quelle di due città come Zugo e Bienne, ma intanto da quando è sorta la Tissot Arena nel Seeland hanno a disposizione tre milioni da spendere in più. Per comprare gli Hiller e i Forster, tanto per fare due nomi. I quali, però, non sono attratti solo dai soldi, ma pure dal comfort e, soprattutto, dalle ambizioni più o meno alte che solo un progetto dalle basi solide può avere.
Soltanto il futuro dirà
La stagione andata agli archivi in Leventina non è però segnata unicamente dagli insuccessi, in gran parte generati dall’innesto nel preseason di gente dal curriculum di Guggisberg e D’Agostini, su cui tutti credevano di poter fare grandissimo affidamento e, invece, in fin dei conti hanno semplicemente deluso. Tra gli aspetti senz’altro più positivi c’è l’indiscutibile crescita dei giovani, le cui virtù sono state addirittura esaltate dal finale di stagione, dato che Trisconi, Stucki e Hrabec si sono persino trasformati in trascinatori nello spareggio che s’è chiuso due giorni fa. Un conto, però, è il Langenthal, un altro è il Berna oppure lo Zurigo. Soltanto il futuro, quindi, dirà quanto l’Ambrì potrà fare pieno affidamento sui talenti in arrivo da Biasca. Questo senza però dimenticare che quella dei Rockets è una piattaforma di interscambio, non una specie di bancomat a cui attingere quando non ci sono risorse a disposizione. In altre parole, Luca Cereda dovrà poter contare su uno zoccolo di giovani di talento vero, così da poter legittimamente puntare a formare i campioni di domani. Tanto per l’Ambrì, quanto per il Lugano.

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