Estero

La storia si ripete: i terremoti ischitani dal 1200. Complice la struttura geologica

Casamicciola nel 1893
(Christian Willhelm Allers)
22 agosto 2017
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Il sisma del 21 agosto non è un unicum

Un terremoto relativamente modesto, la cui magnitudo stimata è 4.0 sulla scala Richter e che a ore di distanza deve essere ancora calcolata in modo definitivo. Modesta sì,  ma dagli effetti distruttivi, al punto da ridurre alcune case in cumuli di macerie e da provocare vittime: il sisma che ieri (21 agosto) ha scosso Ischia sembra una grande anomalia, ma nella realtà è simile ai tanti altri terremoti che nella storia hanno sconvolto l’isola.

Risalendo nel passato, ripercorrendo alcune decadi: dal 1200 a Casamicciola nel 1883

È un copione che si ripete da secoli e che nel 1883 aveva portato al penultimo e terribile evento di Casamicciola. Accadde il 28 luglio 1883 e provocò più di 2’300 vittime sull’isola, in particolar modo il comune di Casamicciola. Fra le vittime, anche la famiglia del filosofo Benedetto Croce, allora diciassettenne, che fu estratto vivo dalle macerie. Costruita su un terreno franoso, capace di amplificare terremoti di intensità modesta, Casamicciola è stata distrutta nell’estate 1883 da un sisma di magnitudo stimata in 4,3 e classificato per gli effetti nel decimo grado della scala Mercalli. Appena due anni prima ancora Casamicciola era stata colpita da un terremoto del nono grado Mercalli e nel 1828 da un terremoto stimato fra l’ottavo e nono grado Mercalli. Casamicciola sia stata sconvolta nella sua storia da ben 12 forti terremoti a partire dal 1228 (nono-decimo grado Mercalli), poi nel 1762 (settimo) e nel 1796 (ottavo) e poi ripetutamente e a brevi intervalli nel corso del XIX secolo, per ben otto volte: nel 1828 (ottavo-nono), 1834 (quarto), 1841 (settimo), 1852 (quarto), 1863 (settimo), 187 (sesto-settimo) 1875 (quarto), 1881 (nono) e 1883 (decimo).

Terremoti di intensità modesta, ma dagli effetti terribili e distruttivi: sono stati così i 15 sismi avvenuti a Ischia dal 1228 al 1883, la cui memoria è conservata nelle cronache e nelle ricostruzioni fatte successivamente dagli studiosi. Di questi, nove sono avvenuti nell’800. È quanto emerge nell’analisi storica dei terremoti avvenuti nel territorio di Ischia messa a punto dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). L’elenco comprende anche un terremoto molto più recente, del 23 aprile 1980, ma la cui magnitudo di 4.3 è ancora oggi considerata molto incerta.

Una magnitudo modesta che provoca danni ingenti, complice la struttura geologica

"Quello del 1883 era stato un terremoto devastante, una tragedia immane provocata da un sisma di magnitudo relativamente bassa", ha detto il presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Carlo Doglioni. La faglia che si è attivata il 21 agosto "è la stessa di allora – ha proseguito – e le case, vulnerabili, sono costruite su un terreno che, per la sua struttura geologica, amplifica le onde sismiche". Quando i terreni non sono consolidati, ad esempio perché sono franosi o sabbiosi, le onde sismiche rallentano e in questo modo la loro ampiezza aumenta, provocando danni. Il terreno poco consolidato su cui è costruita Casamicciola ha provocato esattamente questo effetto. Ad amplificare i danni, ha contribuito anche il fatto che il terremoto è stato superficiale, avvenuto a soli cinque chilometri di profondità. Per questo motivo, ha spiegato Doglioni, "il cono di irradiazione delle onde si è concentrato in zona ristretta: è stato come avere una palla di cannone che esplode sotto il letto".

La superficialità del terremoto si deve principalmente al fatto che è avvenuto in un’area vulcanica. "È stato un terremoto di tipo estensionale, nel quale è avvenuta una dilatazione della crosta terrestre, e che si è sviluppato parallelamente alla costa". Tuttavia non può essere considerato un terremoto di tipo tettonico come quelli che avvengono lungo l’Appennino: "Tettonica e vulcanismo sono due effetti diversi del carattere dinamico della Terra, intimamente legati fra loro", ha rilevato Doglioni.

In un’area vulcanica, come quella di Ischia, nella crosta viene dissipato molto calore e più la crosta è calda, più la sismicità si concentra nella zona più fredda ed esterna: per questo i terremoti che avvengono nelle aree vulcaniche sono di solito molto superficiali e potenzialmente distruttivi, quando le costruzioni sono vulnerabili.

(ANSA/RED)

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