Società

La sfida dei ticinesi a Londra, tra amore per la City e perplessità sul Brexit

27 marzo 2017
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Ci siamo quasi: nove mesi dopo la scelta referendaria del Regno Unito di lasciare l’Unione Europea, Theresa May annuncia che il 29 marzo, dopodomani, invocherà l’articolo 50 del Trattato di Lisbona, notificando così formalmente all’Ue le intenzioni britanniche e avviando un processo di negoziati che potrà estendersi fino a due anni tra le parti. Ciò probabilmente si ripercuoterà anche sugli espatriati della Svizzera italiana.

La sesta meta preferita dagli Svizzeri che si trasferiscono

La Gran Bretagna si posiziona sesta fra le mete degli espatriati Svizzeri, che costituiscono il 4,4% della popolazione elvetica all’estero (in totale sono 761’930 cittadini residenti all’estero, secondo la statistica del Dipartimento federale degli affari esteri del 2015).

Si tratta soprattutto di persone nell’età attiva, tra i 18 e i 65 anni (62% degli espatriati nel Regno Unito appartengono a questa fascia). Negli anni si sono create associazioni che riuniscono anche i cittadini provenienti dalla Svizzera italiana quali l’Unione Ticinese, fondata a Londra nel 1874 come sezione autonoma della Pro Ticino.

Ticino da cui Marco Bortone, studente di 22 anni, è partito nel 2015. Oggi vive a Londra e studia pubblicità al London College of Arts. «Ho visitato la City per la prima volta in occasione del mio 18esimo compleanno nel 2013. Quella settimana è stata abbastanza per farmi innamorare della città. A colpirmi sono state l'apertura mentale che si nota subito e la grande diversità delle persone, ma soprattutto la sensazione che niente è strano abbastanza per distrarre il cittadino londinese dalla sua normale giornata lavorativa. Tutto ciò, unito alla mia passione per la moda, è stato il motivo principale per cui mi sono inizialmente trasferito qui». Per Bortone l’Inghilterra rappresenta una sfida, un’occasione per mettersi in gioco e riscoprire se stesso. «Ci sono possibilità in qualsiasi campo, e con un atteggiamento aperto e curioso si conoscono davvero tante persone. Ho notato che a Londra l'esperienza richiesta sul posto di lavoro conta meno che in Svizzera, e tutto sta nel dimostrare di essere capaci una volta che si è assunti: un'ottima opportunità per arricchire il curriculum».

Anche il creativo Simone Giampaolo, 27 anni, ha scelto l’Inghilterra per i suoi studi in computer animation e, dopo essersi laureato alla Bornemouth University, si è trasferito a Londra dove ora lavora come direttore d’animazione presso lo studio Bluezoo Animation realizzando serie tv per bambini, pubblicità, e diversi prodotti per grandi aziende. «La Gran Bretagna offre di più – spiega da noi contattato –. I costi di produzione in Svizzera sono molto elevati e questo scoraggia un po’ i clienti. Anche in Svizzera ci sono delle scuole di animazione ma a livello di studi ci sono poche possibilità, dunque i neolaureati di successo devono poi lavorare su base indipendente o spostarsi all’estero per avviare la loro carriera. Le produzioni svizzere sono poi di diversa tipologia: si tratta di progetti di nicchia di qualità molto elevata, che vengono poi usati per festival e concorsi internazionali e sono meno commerciali. Un esempio è ‘La mia vita da zucchina’».  Ciò non toglie «che in futuro mi piacerebbe rientrare in patria per realizzare un cortometraggio personale».

Meritocrazia e flessibilità

Altro aspetto che Giampaolo valuta positivamente è la meritocrazia: «Non importa l’etnia, il paese d’origine o altre caratteristiche: se dimostri quello che vali dopo l’assunzione tutto andrà bene».

L’imprenditore 53enne Michele Jannuzzi, dal canto suo, è arrivato a Londra da studente diversi anni fa per conseguire un master al Royal College of Arts. Lì ha conosciuto Richard Smith, con lui socio fondatore dell’azienda grafica Jannuzzi Smith. «Non ho mai pianificato di restare: è successo», racconta Jannuzzi. Oggi la Jannuzzismith ha due sedi principali: Lugano e Londra. «Il mercato del lavoro in Inghilterra è molto più mobile e flessibile. Bisogna però fare una distinzione importante tra Londra, l’Inghilterra e il resto del Regno Unito. Londra è una grande capitale con ramificazioni globali. La situazione è molto diversa nelle periferie».

A Londra salari bassi per rapporto al costo della vita

Eppure, fa notare Giampaolo, se da una parte la city offre tante possibilità di lavoro, dall’altra mettendo mano al portafoglio, si scopre che la vita all’inglese è abbastanza dura.  «I salari sono molto bassi in rapporto al costo della vita. Il risultato diretto è che la qualità della vita è chiaramente inferiore rispetto alla Svizzera. Data la grande disponibilità di personale i datori di lavoro ne approfittano, soprattutto durante i primi anni. C’è molta gente che fatica ad arrivare alla fine del mese e condivide case vecchie con camere di esigue dimensioni. Per queste ragioni, non credo Londra sia una città in cui mi stabilirei, la vedo più come un trampolino di lancio per la mia carriera».

Una conclusione cui e arrivato anche Bortone: «Non è sicuramente una novità che la Svizzera batta l'Inghilterra come qualità della vita e retribuzione salariale. In media il costo della vita è inferiore in Inghilterra rispetto alla Svizzera, con l'eccezione di Londra ovviamente. Sì, credo che a livello puramente economico e di qualità dei servizi si viva meglio in Svizzera, ma questa offre uno stile di vita decisamente più tranquillo e tradizionale che è poco stimolante per me».

«Londra è una città molto cara (vedasi per esempio il costo delle abitazioni, dei trasporti pubblici, ecc) e non mancano, soprattutto nella City, coloro che incassano salari astronomici – fa notare Jannuzzi –. Il divario tra chi guadagna poco e chi guadagna molto è in media più marcato che in Svizzera».

Saranno anche espatriati contenti, ma la nostalgia della nazione rossocrociata non li risparmia: «In Svizzera si è molto più facilmente a contatto con la natura; è forse la cosa che mi manca di più» ci dice Bortone. «Mi manca la buona cucina e la disponibilità dei servizi pubblici – spiega Giampaolo – Qui a Londra bisogna lottare per ogni cosa e tutto diventa più faticoso e stressante. Mi manca un po’ il quieto vivere che solo la Svizzera sa offrire, la bellezza dei paesaggi, l’aria pulita e il sistema che funziona perfettamente. L’unico “problema”, ma di fondo,che hanno gli svizzeri è l’essere abituati troppo bene rispetto agli altri paesi».

L’alto tenore di vita della Svizzera è infatti di fama internazionale. Tanto che la gente spesso, sapendo che qualcuno arriva dalla Confederazione, gli dice: «Non capisco, cosa ci fai qui»

Anche il cuore di Jannuzzi resta elvetico, soprattutto quando si tratta della nazionale: «Sono entrambi nazioni che amo profondamente. Se però giocano le nazionali di calcio il mio tifo è rosso-crociato».

Brexit, ci siamo: 'Non è stata una grande idea'

E con la Brexit, come kla mettiamo? «Il giorno seguente alla decisione del 23 giugno 2016, tutti i cittadini Svizzeri registrati all'ambasciata elvetica di Londra hanno ricevuto un’e-mail esplicativa. Ci è stato comunicato che non vi sarà alcun cambiamento fino a quando non si saranno concluse le trattative, e che queste dureranno almeno un paio di anni dall'entrata in vigore dell'Articolo 50, che darà il via alla fase transitoria di uscita dall'Europa», commentaBortone.

Per Jannuzzi, il Brexit è stato un autogoal. «Come la prevalenza dei londinesi (e degli scozzesi) non credo che Brexit sia una brillante idea: una decisione anacronistica che probabilmente complicherà (e forse peggiorerà) le cose. Evidentemente vi saranno delle conseguenze sulla mobilità delle persone che provengono da paesi dello spazio economico europeo – e quindi anche noi con passaporto elvetico. È però troppo presto per fare previsioni, molto dipenderà dagli accordi che rimpiazzeranno quelli esistenti. Anche per le aziende (come per le persone) dipenderà molto dagli accordi che rimpiazzeranno quelli esistenti. I britannici sono persone pragmatiche e storicamente promotori della globalizzazione, mi sembra quindi improbabile che si passi da uno stato di liberalismo economico ad un protezionismo economico (Adam Smith fu anche lui un suddito del regno). Ma viviamo in tempi ‘strani’, quindi attendiamo e vediamo cosa porterà il futuro».

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