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La plastica sta soffocando il mare

1 aprile 2017
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Esiste un luogo, ai confini del mondo, dove si è formato un nuovo continente. Ma non è un luogo verde e ospitale. È un luogo fatto di plastica. Parliamo di 2’500 chilometri di diametro – suddiviso in due grosse “isole” di rifiuti – concentrati tra il Giappone e le Hawaii. Si tratta di un’area grande quanto il Canada: un tappeto di spazzatura che galleggia nel Pacifico e che tramite i pesci ritorna – in parte – sui nostri piatti.
La plastica è onnipresente nella nostra vita: un cittadino medio ne utilizza oltre 100 chili l’anno. Più del 50% degli imballaggi e articoli monouso è gettato entro l’anno. Quando la plastica non viene smaltita in modo corretto, finisce attraverso i fiumi e le coste in mare con tutto il suo carico di sostanze tossiche. E, purtroppo, fino ad oggi non è stato fatto abbastanza: ogni anno, finiscono in mare 6,4 tonnellate di plastica. In ogni chilometro quadrato di mare galleggiano fino a 46 mila pezzi di plastica (nelle “isole” di plastica fino a 400 mila). Da studi recenti è emerso che il 95% della plastica che si trova in mare proviene da insediamenti terrestri e il restante 5% viene gettato in mare dalle navi.
Per colpa della plastica – che noi usiamo con tanta facilità – ogni anno muoiono un milione di uccelli e oltre 100 mila mammiferi marini (le tartarughe sono in cima alla lista, seguite dai delfini). Gli animali scambiano per cibo i pezzi di plastica colorati, come bottiglie di PET, accendini o sacchetti, ma inghiottendoli rischiano di morire di fame con lo stomaco pieno, di subire lesioni interne o di soffocare. Foche, delfini e tartarughe si impigliano in reti da pesca che vagano alla deriva e annegano. Allo stesso tempo varie sostanze tossiche si accumulano nei mari sotto forma di particelle di microplastiche e fibre sintetiche talmente piccole da confondersi con il plancton. Come se non bastasse, recenti studi hanno dimostrato che lo stesso plancton si nutre di microscopiche fibre sintetiche, morendo soffocato.
Il WWF Svizzera ha avviato – insieme all’università di Basilea – una ricerca sul territorio ed entro l’anno saranno disponibili i dati: poi sapremo quanta plastica è presente nel Reno e nei suoi affluenti. L’idea è quella di scoprire anche la provenienza di questi rifiuti per risolvere il problema alla fonte. WWF Italia e WWF Francia hanno invece avviato un progetto per recuperare la spazzatura dal mare (ogni giorno finiscono nel Mediterraneo 730 tonnellate di spazzatura). C’è ancora tanto da fare. Il mare non può e non deve più essere trattato come una pattumiera.

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