Commento

La giustizia che abbatte i confini

15 febbraio 2017
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Da ieri l’Asia appare più vicina. Non più realtà del tutto anonima, indistinta, sconosciuta, rifugio per turisti del sesso, dove pagando pochi soldi, nel chiuso di alberghi in mano a spietati protettori e reclutatori di ragazzine minorenni costrette per fame alla prostituzione, altrettanto spietati pedofili possano agire completamente indisturbati. Da ieri, per la prima volta, una corte ticinese ha pronunciato la parola giustizia, processando e condannando un cosiddetto turista del sesso, e lanciando così un ponte verso le Filippine e battendosi affinché i diritti dei bambini e la loro integrità sessuale siano preservati. Una goccia nel mare, si dirà. Ma da ieri un limite è stato sancito contro l’impunità degli autori di reati sessuali su minorenni compiuti all’estero. La Corte delle assise criminali di Lugano ha infatti potuto processare e condannare un 46enne ticinese, reo confesso, che ha ammesso di aver abusato sessualmente di 17 ragazzine filippine ad Angel’s City. Questo in virtù dell’articolo 5 del codice penale svizzero. Entrato in vigore nel dicembre 2006, grazie alla trasposizione nel diritto svizzero della Convenzione sui diritti del fanciullo, concernente la vendita di bambini, la prostituzione infantile e la pedopornografia, questo articolo di ‘extraterritorialità’ ha prontamente trovato la sua applicabilità. La giustizia ticinese ha così potuto pronunciare la parola presente e immettersi in quella eco internazionale che cerca di contrastare la pedofilia compiuta da propri cittadini in Paesi esteri. Lunedì il primo autore ticinese di reati sessuali su minori commessi lontano da casa, affetto da gravi disturbi della personalità, ha raccontato persino con disarmante precisione quel mondo di abusi del quale è stato autore nell’arco di cinque anni, portando le storie di Maya e delle altre sedici ragazzine filippine violate, nell’aula di un tribunale ticinese, avvicinandone la realtà tragica. Per questo l’Asia da ieri appare più vicina. Non più indistinta e lontana geografia per cui si possano chiudere gli occhi e tracciare confini.

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