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La Diocesi si mette “in ascolto delle ferite”

(Gabriele Putzu)
17 gennaio 2017
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“Ascoltare le ferite” dei bambini e bambine abusati sessualmente, ieri e oggi, da un prete. La Diocesi di Lugano rompe il muro di silenzio e mette in pratica la svolta voluta dalla Chiesa già a partire dal 2001 e poi sviluppatasi negli anni – con fatica, per la verità – anche in Svizzera dove oggi opera una commissione di esperti laici e multidisciplinari (per il Ticino c'è Marco Villa, avvocato). Un volantino con indicazioni minime, essenziali, e il nome di due specialisti: Carlo Calanchini, psichiatra (tel. 091 923 72 72), e Rita Pezzati (tel. 076 529 27 22), psicologa. A loro chiunque potrà rivolgersi per raccontare l'abuso vissuto in passato, in totale discrezione e indipendenza. Lo scopo? “Dare forza alla vittima per verbalizzare il proprio passato” ha detto ieri mons. Valerio Lazzeri, vescovo di Lugano, nel presentare la nuova iniziativa diocesana che coinvolgerà tutte le parrocchie. L'intento è rendere pubbliche, trasparenti, tutte le ferite subite in gioventù o anche dopo. Ma non solo. Ogni testimonianza, ha aggiunto il vescovo, sarà vagliata, analizzata e inserita in un iter canonico che potrà condurre alla dismissione dello stato clericale del prete abusatore. E però “questo iter andrà avanti di pari passo con quello penale, se la vittima presenterà denuncia; al contempo l'autore del reato verrà messo subito in condizione di non nuocere più” ha ancora detto mons. Lazzeri.

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