laR 25 anni

La Cartiera e il bel paese

Un simbolo, tante braccia
(©Ti-Press/Gabriele Putzu)
13 settembre 2017
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Venticinque anni fa, dopo alterne fortune, con i primi licenziamenti iniziava l’irreversibile agonia della Cartiera di Tenero, di cui oggi in mezzo allo sterpame resta solo la ciminiera risparmiata dalle ruspe per decisione delle autorità intenzionate a farne un simbolo nel cuore di un nuovo insediamento ad alto valore aggiunto. Spianato invece l’edificio originale, all’entrata dello stabilimento, che forse più della ciminiera meritava di restare.

Dopo aver segnato l’esordio industriale ottocentesco dell’alto Verbano, dalla metà del Novecento la Cartiera ha assunto molti emigranti italiani. In prevalenza operaie e operai ben presto stabilitisi in paese dove han messo su famiglia, restandoci per sempre. Tenero è così diventato un esempio d’integrazione, ma se fosse esemplare non ne sono certo. Prima dei profughi vietnamiti, cileni e jugoslavi, i bambini italiani rappresentavano metà degli iscritti alle scuole comunali.

Ricordo epiche partite di palla a due campi Svizzera contro Italia; quella che oggi verrebbe additata come la maldestra iniziativa di un maestro di periferia, è stata per noi ‘il’ motivo per amare la lezione di ginnastica e per prendere a pallonate l’invisibile barriera. Non ci si odiava, sebbene la rivalità raggiungesse livelli superlativi. Dentro la Cartiera talune famiglie italiane ci abitavano pure, mentre quasi tutte le altre alloggiavano in palazzi di proprietà della fabbrica. Con i loro dialetti che si fondevano goffamente con quello ticinese, le origini quasi sempre umili, gli orti rigogliosi e la cucina dai potenti effluvi, hanno trasformato Tenero da villaggio a paese multiculturale, anticipando il destino di molte altre regioni.

Gli italiani della Cartiera sono stati anche ospiti indesiderati, tanto da indurre un gruppo di nostalgici, 25 anni fa, a inaugurare la propria stagione politica scaricando un carro di letame in piazza Canevascini, noto ritrovo dei pensionati diversamente ticinesi, e infiocchettando il gesto con scritte razziste. Non è sempre stata facile per gli italiani della Cartiera di Tenero e per i loro figli. Ma, canterebbe De André, dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior.

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