Castellinaria

'Io voglio essere pura': gli adolescenti, l'esigenza di credere, l'amore, il sesso

Cuori puri
21 novembre 2017
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Nessuno dica che i ragazzi sono superficiali, vacui, indifferenti. C’è tutta una gioventù che, oggi come ieri, è in cerca di valori, di idee, di qualcosa di potente in cui credere. Lo racconta bene ‘Cuori puri’, opera prima di Roberto De Paolis, con Selene Caramazza e Simone Liberati (concorso 16/20). Il film è stato ispirato da un fatto di cronaca, la falsa denuncia di uno stupro da parte di una giovane, per la quale è stato istintivo accusare un rom piuttosto che confessare il proprio cedimento all’amore.

In una periferia romana dove si levano inquietanti colonne di fumo, e la tensione intossica i rapporti fra italiani e immigrati, Agnese è una diciottenne legata al movimento cattolico ‘Cuori puri’, pronta alla promessa di castità  fino al matrimonio. Stefano, figlio del degrado, coi genitori sfrattati e gli amici spacciatori, ha trovato lavoro come custode di un parcheggio confinante con un campo rom. Il loro incontro è inevitabilmente destinato a cambiare i rispettivi sguardi sulla realtà, mettendo alla prova le certezze di Agnese.

«Io voglio rimanere pura», dice la ragazza in una scena chiave del film. «Tu sei pura», le risponde Stefano. Proprio da questa moderna esigenza di purezza, già vista in altri film che raccontano l’adolescenza, siamo partiti nella conversazione con Selene, ieri a Bellinzona.

Come l’ha avvicinata? «Innanzitutto ho fatto un percorso di fede, sono entrata in una comunità religiosa che si trova a Tor Sapienza, dove abbiamo girato il film. Sono rimasta con loro quattro mesi, ho ripreso a leggere il Vangelo e la Bibbia, ho incontrato alcuni ragazzi che hanno fatto questa promessa di castità». Sono gli stessi che compaiono nel film.

Perché era necessario? «È stato un percorso personale, volevo rendere qualcosa di vero. Quando si trattano tematiche così importanti, c’è sempre la paura di rendere tutto finto. In questo film viene mostrata una Chiesa non restrittiva, il prete è un maestro di vita, è una figura positiva».

Che cosa le è restato? «Dopo le riprese mi sono un po’ distaccata, era necessario, ma mi ha lasciato molto. Quando entri in queste realtà scopri altro, la bellezza di un amore profondo». Tutto muove da un bisogno profondo, di purezza o di riscatto: «Credo che emerga nel film. È successo anche a me, è quell’esigenza di credere in qualcosa che nel film poi apre alla speranza. Agnese è una ragazza che sta crescendo, mette in dubbio i suoi ideali solo in quanto intesi come obblighi, ma non mette in discussione ciò in cui crede». 

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