Commento

Il vento e le cartacce

9 settembre 2017
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Mentre il radiogiornale delle sette di mattina annuncia l’avvio di una brutta giornata sul fronte della cronaca internazionale – le forti scosse di terremoto in Messico e le fughe di massa dalle coste della Florida minacciate dall’uragano Irma che si aggiungono alle news sulle guerre in corso o annunciate – mia moglie dice alla piccola che si sta preparando per andare alle elementari: ‘Ricordati di prendere i guanti e, mi raccomando, se ci sono siringhe o vetri non toccarli e dillo alla maestra’. Non sapendo di che si tratta getto un’occhiata e vedo che i guanti sono quelli da giardino. ‘Siringhe? Ma cosa fanno oggi?’. ‘Beh, è la giornata dedicata alla raccolta di quello che viene gettato per strada, andranno al parco a raccogliere cartacce, plastiche e rifiuti in genere. Qualche ora dopo alla riunione di redazione scopro che la stessa scena si è svolta in casa del collega che abita nel Luganese: anche i suoi figli sono partiti coi guanti e anche in quel caso le raccomandazioni sono state più o meno le stesse.

Attendo la fine della giornata tanto per vedere cosa la scolaretta abbia imparato da questa giornata speciale. Hanno raccolto di tutto: un palloncino di plastica, un pezzo di mattone, carte dei biscotti, cose strane (non siringhe). Ambitissima una pinza per raccogliere i rifiuti che ha scoperto in cantina e portato a scuola. E, già che c’era, tornando a casa, con una amichetta ha raccolto anche le cartacce in giardino e lungo la via dove abitiamo. Insomma, l’operazione di sensibilizzazione e anche di recupero e di pulizia di alcuni angoli della città è andata in porto, ma mi chiedo: certo è un bene sensibilizzare, ma chi sporca decisamente di più? Chi ha maggiori responsabilità? Non di certo i ragazzini delle elementari, anche se è un bene iniziare da loro perché – come si suol dire – saranno gli adulti di domani. E proprio qui sta il punto: gli adulti. Basterebbe un nostro diverso comportamento, una nostra diversa decisione e il mondo – esagero un po’ lo ammetto – potrebbe cambiare. In meglio. E se la giornata clean-up la estendessimo ai grandi? A quelli che, se escono la sera, gettano lattine, cartacce, mozziconi e quant’altro semplicemente per strada, senza nemmeno verificare se al prossimo incrocio c’è un cestino dei rifiuti?

In settimana un’altra notizia non ci ha lasciati indifferenti. Il Consiglio federale ha varato un piano per la riduzione dei prodotti fitosanitari e dei pesticidi nell’agricoltura. Se ne usano troppi per favorire certe culture e uccidere taluni insetti. Ma spesso, con parassiti indesiderati, si uccidono anche gli altri, quelli utili per un importante compito: l’impollinazione delle piante. Domanda facile facile: siamo davvero sicuri che quella dose singola di insetticida non finisca poi anche nel prodotto e alla fine sulle nostre tavole? In proposito, in un interessante volume dal titolo ‘Il tempo delle api’, l’autore Mark L. Winston si è posto una domanda: ‘Supponiamo che io sia esposto non soltanto a dieci pesticidi presenti nelle mie fragole, ma anche all’arsenico del pergolato e ai filtri delle creme solari… Quindi immaginiamo che ognuno di questi composti sia presente in dose minima, pari a un milionesimo di quella dose che potrebbe danneggiarmi. Ma cosa accadrebbe se invece mostrassero una sinergia e, singolarmente innocui, raggiungessero una dose pericolosa insieme, a causa del modo in cui interagiscono?’. Già cosa?
Dobbiamo imparare a conoscere e rispettare maggiormente gli equilibri dell’ambiente in cui viviamo. Tutto, prima o poi (e oggi siamo già al poi), torna indietro. Non solo cartacce portate dal vento.

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