Economia

Il 'super franco' non spaventa tutte le Pmi

12 febbraio 2015
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Le piccole e medie imprese (Pmi) guardano con fiducia al futuro, anche dopo l’abbandono della soglia minima di cambio euro/franco: stando a un sondaggio dell’Associazione svizzera delle Pmi una azienda su tre prevede di aumentare il fatturato nel 2015. Inoltre sono più le ditte che vogliono assumere nuovo personale di quelle che pensano di ridurre l’organico. Al rilevamento effettuato nella Svizzera tedesca fra il 6 e il 9 febbraio hanno preso parte 1059 imprese, l’88% delle quali con meno di 20 dipendenti. Stando all’organizzazione delle Pmi emerge un quadro di aziende che non hanno per nulla un atteggiamento attendista, né che si lasciano andare alla letargia: al contrario, vedono all’orizzonte maggiore prosperità, “mostrando in tal modo di non credere necessariamente al pessimismo diffuso da diversi organi di informazione”, annota l’associazione.
Le cifre sembrano sostenere questa interpretazione: il 32% del campione conta infatti su una crescita del giro d’affari per quest’anno, un valore superiore al 27% registrato in un analogo sondaggio nel 2014. Una flessione è attesa solo dal 19% (2014: 27%), mentre il resto degli interrogati (49%) prevedere ricavi stabili.
L’abolizione del cambio minimo ha avuto un impatto forte, molto forte o addirittura a livello di minaccia esistenziale per il 17% delle imprese. Un po’ toccate sono il 32%, mentre il 39% non è interessato dalla decisione della Banca nazionale svizzera e il 12% ne ha addirittura approfittato.
Riguardo alle possibili contromisure, 59 aziende pensano di ridurre i salari, 107 di aumentare l’orario di lavoro e 28 di introdurre il lavoro ridotto. Inoltre 252 ridurranno i prezzi e 263 negozieranno nuovi contratti con i fornitori. Soltanto 30 stanno valutando lo spostamento della produzione all’estero.
Sul fronte dell’impiego, 64 ditte prevedono di essere costrette a tagliare posti di lavoro, mentre 102 contano di poter espandere l’organico.

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