L'analisi

Il primo fiasco di Trump

27 marzo 2017
|

“Health care fiasco”. L’espressione è su tutte le prime pagine, sulla bocca di tutti i commentatori, un ritornello nei talk show della domenica. Donald Trump non sopporta le sconfitte ed è in effetti molto adirato.
La controriforma (sanitaria) annunciata con enfasi si insabbia ancor prima del voto al Congresso. E questa volta tacciono i profeti del complottismo, gli adepti della semantica del disprezzo degli avversari “liberal”: i democratici, la sinistra, non c’entrano. Tace anche Sean Spicer, il portavoce della Casa Bianca che aveva aggiunto alle numerose fake news degli ultimi mesi quella secondo cui c’erano i numeri alla Camera per abrogare l’odiata riforma sanitaria di Barack Obama. Tace infine, con malcelato piacere, quella trentina di repubblicani che al voto avrebbero affossato il “Trump care”. Si sa: la vendetta è un piatto che si serve freddo e non erano in pochi nel suo partito ad avere atteso al varco il presidente che li aveva umiliati nelle primarie.
Scontata l’opposizione dei democratici allo smantellamento della riforma sanitaria, rimanevano da convincere i recalcitranti della maggioranza repubblicana. Missione fallita. Un importante gruppo di deputati dell’estrema destra (appartenenti al movimento “Freedom caucus”) riteneva lo smantellamento dell’Obamacare troppo misurato, e non abbastanza coraggiosa la controriforma trumpiana.
Sull’altro fronte, quello dei moderati invece, si contano una decina di rappresentanti delle circoscrizioni in cui Hillary Clinton aveva ottenuto la maggioranza dei consensi convinti che il loro elettorato non avrebbe gradito. Secondo stime del Congress Budget Office, il piano Trump avrebbe lasciato 24 milioni di americani senza assicurazione sanitaria: non i più poveri che beneficiano di un sistema federale gratuito (“Medicaid”) e che comunque non votano per Trump, ma cittadini appartenenti in gran parte alla fascia medio-bassa della “white working class”, che ha votato prevalentemente per il presidente repubblicano.
In uno dei suoi numerosi Tweet, Trump non si dà per vinto: l’Obamacare imploderà e sarà presto presentato un piano favorevole al popolo (for THE PEOPLE, scritto in caratteri maiuscoli). Al momento tuttavia il rischio di implosione riguarda soprattutto il suo programma: la mancata controriforma sanitaria era il primo dei tre grandi obiettivi di quest’anno. Gli altri due, riforma fiscale (il “tax code”) e piano di investimenti infrastrutturali per mille miliardi, sono pure ad alto rischio fallimento.
Steve Schmidt parla del peggior inizio di un mandato presidenziale della recente storia, tra incongruenze, scandali, falsità e irruenza: per l’ex consigliere di Dick Cheney, Trump non è stato in grado di costruire coalizioni, di prevedere gli ostacoli, di neutralizzare le opposizioni, di vedere cosa potrebbe nascondersi dietro l’angolo. Insomma di riflettere in termini politici e strategici. Nella migliore delle ipotesi si può pensare che da questo smacco Trump possa imparare a diventare presidente. Nella peggiore si può prevedere un lungo braccio di ferro anche con il suo stesso partito e una prolungata impasse nei prossimi anni.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔