Racconto della settimana

Il misterioso signor Wallace

12 novembre 2015
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–     Dobbiamo fare qualcosa per favorire le giovani leve – cominciò Wallace facendo girare il pesante sguardo sulle costole dei volumi disposti lungo le pareti. – Abbiamo bisogno di scrittori che sappiano far rivivere la nostra gloriosa tradizione letteraria. Giovani che possano dedicarsi alla scrittura senza doversi preoccupare degli aspetti finanziari. La mia idea del laboratorio è semplice. Ospito giovani scrittori gratuitamente, a condizione che dopo tre mesi di permanenza abbiano terminato un romanzo. Altrimenti dovranno pagare l’alloggio. Lei legge, signor Brooks?

–     Sono un divoratore di romanzi – dissi con un certo orgoglio.

–     Bene. Riuscirebbe a immaginare che un giorno non vi siano più scrittori?

–     Mi risulterebbe difficile – ammisi di fronte a questa strana ipotesi.

–     Eppure il rischio c’è. Ed è anche grosso. I giovani leggono sempre meno. Uno scrittore è in primo luogo un lettore. Non tutti i lettori sono scrittori, ma tutti gli scrittori sono lettori. Non creda a quegli scrittori che affermano di non leggere mai, o di non leggere più. Se nessuno legge, nessuno scrive. E se nessuno scrive, nessuno legge. Non so se mi spiego.

–     Credo di capire. Ma non è una visione un po’ troppo pessimistica? Se penso alla massa di romanzi pubblicati ogni giorno, non mi pare che la produzione stia declinando.

–     Ma di che romanzi si tratta? Sono romanzi morti, fatti di parole sterili, senza emozione. I giovani scrittori ospitati nel mio laboratorio dovranno produrre romanzi vivi, con l’anima. Non morti, ma che parlano di morte e di aggrappamento alla vita. Romanzi come quelli che scriveva mio nonno. Capisce?

Avevo capito. Un modo piuttosto selettivo ed egocentrico di intendere il mecenatismo. Avrei avuto da ridire, ma non era certo il caso di criticare. Come aveva detto il direttore? Wallace era uno dei primi finanziatori eccetera eccetera.

–     Come deve essere fatto un simile romanzo? – chiesi nel tono più neutro, oggettivo e professionale possibile.

–     Deve contenere un delitto e un mistero. Le ambientazioni devono essere cupe, l’orrore e la morte devono essere onnipresenti. E una parte della storia, quella cruciale, deve svolgersi in un sotterraneo. Uno scantinato, un piano interrato, un groviglio di gallerie e cunicoli segreti. Affinché gli scrittori possano immedesimarsi del tutto in questa atmosfera, il laboratorio è stato concepito e costruito proprio in questo modo. Le farebbe piacere vederlo? Si trova appena qui dietro, sull’area della mia proprietà.

Assentii, ma mi assalì subito un senso d’inquietudine. L’evocazione di quegli ambienti del terrore mi fece rabbrividire.

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