Archivio

Il microchip sul gatto? Non serve a niente

(Francesca Agosta)
19 aprile 2017
|

Si paga una tassa annua e non solo. Vi è anche l'obbligo del microchip per piccoli animali (gatti in testa), imposto dal diritto federale che peraltro si rivela utile in caso di smarrimento perché il piccolo sensore inserito sottopelle, funziona come un “navigatore”. Segnala la presenza del gatto e del cane. Non pochi i proprietari di animali domestici che spendono volentieri 85 franchi – tanto costa l'applicazione del microchip dal veterinaio – proprio perché sicuri così di ritrovare il proprio micio o fido, in caso di fuga, smarrimento o decesso. Ma è proprio così? Assolutamente no. I Comuni, che percepiscono una quota della tassa sui cani, si rifiutano di leggere i dati sulle carcasse di animali ritrovati morti; il che vuol dire cercare per mesi il proprio gatto, quando magari “riposa” da tempo in qualche stanza deposito. Ebbene, così non va. Lo sostiene Patrizia Ramsauer (Lega) che in una mozione chiede di obbligare i Comuni a identificare le carcasse di animali raccolte e avvisare tempestivamente il proprietario dell'animale così che quest'ultimo possa decidere il da farsi. E in una seconda mozione, la stessa deputata leghista propone l'abolizione della tassa sui cani, considerata l'inefficienza dei servizi comunali.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔