Commento

Il lusso di un clic

3 gennaio 2017
|

Cosa c’è di speciale nella fotografia (cfr. pag. 4) che il Consiglio federale scatta ogni anno, augurando il suo buon anno al Paese? Innanzitutto il gesto medesimo, che vede la compagine presentarsi alla popolazione quasi fosse una famiglia, permettendo ad ognuno di dire se l’immagine ufficiale di quell’annata piaccia o non piaccia in base ai propri gusti. E, si sa, i gusti sono quanto di più soggettivo possiamo avere. Poi a commentare il ‘clic’ arrivano gli esperti di comunicazione o di fotografia che, sollecitati dai media, dicono la loro e così, spesso, possiamo scoprire quel particolare che non avevamo visto, quel dettaglio preso a prestito da qualche altro scatto celebre e così via. Fra un brindisi e uno scambio di auguri, fra una partenza e una ripartenza nel nuovo anno, i sette volti dei consiglieri federali e quello del cancelliere fanno amabilmente discutere. Un gran bel lusso, considerati i tempi politici che corrono in mezzo mondo. La fotografia e il suo rituale dicono agli svizzeri: ‘Ci siamo, stiamo lavorando per voi, tutti assieme, uniti’.
Uniti, un altro elemento forte sul quale non si ragiona mai abbastanza perché (a torto) considerato scontato. Quand’esso è invece fortemente voluto. Conosciamo le regole, i nostri esecutivi sono tutti collegiali. Se un partito comincia ad avere una forza percentuale sufficiente per accedere alla camera dei bottoni, viene promosso ed entra così nell’esecutivo, sia esso federale, cantonale (ci riferiamo al Ticino col sistema proporzionale) o comunale. Questo modello di gestione della cosa pubblica permette agli estremi, di sinistra come di destra, se sufficientemente forti, di assumere responsabilità politiche, stemperando le tensioni che un sistema fondato sul maggioritario produce più facilmente.
La foto del Consiglio federale del 2017 dà proprio questo senso di squadra. Di una squadra capace – anche in tempi irrequieti come quelli che stiamo vivendo – di governare integrando al suo interno diverse esperienze e culture politiche. Un altro grande valore. Ed è forse questa la capacità che parecchi Paesi più ci invidiano, perché garanzia di stabilità. Stabilità che significa offrire importanti garanzie a chi desidera investire a lungo termine, sia esso imprenditore o privato cittadino. Stabilità che significa che le regole del gioco non cambiano dall’oggi al domani; che non vengono tutelati i furbi. Pensiamo ad esempio a cosa succede in certi Paesi a noi vicini ove ogni tot anni si materializza un’amnistia. Così, se hai soldi nascosti, durante una vita puoi decidere x volte se farli o meno riemergere. Così, se hai voglia di commettere un abuso edilizio ti verrà data presto o tardi almeno un paio di volte nella vita la possibilità, tramite un’amnistietta, di metterti a posto e via dicendo. O dove le facce dell’anno prima sono tutte scomparse dal governo l’anno dopo.
Non sono comunque tutte rose e fiori neanche in Svizzera. Anche il nostro sistema politico alla lunga finisce per premiare chi si profila di più. Le ali delle opposizioni crescono a scapito del centro. Ma anche qui il sistema elvetico ha per ora dimostrato di avere buoni anticorpi. Tutti ricorderanno cosa è successo a Christoph Blocher quando, interpretando troppo il suo ruolo di fortunato capitano d’industria e di leader di un partito in ascesa, è stato dapprima tenuto per anni ai margini dell’esecutivo, poi ammesso, per infine non venir riconfermato. Una mancata rielezione che è suonata come bocciatura di un leader che non aveva capito che da noi una volta eletti in governo si deve saper cambiare casacca. Un po’ come sulla foto, tutti uguali, sebbene diversi. Unus pro omnibus, omnes pro uno.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔