Impact Journalism

Il bagnino è un drone (e ti salva a tempo record)

Il drone salva-vita sviluppato dall'iraniano Amin Rigi
20 giugno 2015
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– di Mildrade Cherfils, Sparknews –

Obiettivo primario di Amin Rigi è quello di salvare persone dall’annegamento. Cambiare la percezione del pubblico nei confronti dei droni sarebbe comunque un gradito ‘effetto collaterale’ per il ventottenne ingegnere robotico iraniano che sta cercando di portare sul mercato globale un robot da salvataggio, primo nel suo genere.

Inizialmente progettato per volare sopra il mare e rilasciare fino a tre ciambelle di salvataggio, l’ultima versione del bagnino-robot di Rigi può convertirsi in un hovercraft e portare una potenziale vittima verso la riva.

«Pensiamo di poter diminuire realisticamente il numero degli annegamenti e siamo in grado di salvare vite umane», spiega l’inventore all’interno di uno spazio di co-working per imprese start-up di 250 metri quadrati a Londra, luogo in fermento grazie all’interazione di giovani pieni di energia e di nuove idee.

Nonostante il loro impiego crescente in diversi settori industriali, che vanno dalla produzione di film al settore immobiliare e all’agricoltura, i droni civili sono ancora in gran parte guardati con sospetto. Rigi vuole aggiungere l’espressione “salva-vita” al lessico usato per descrivere questi veicoli aerei senza equipaggio sempre più diffusi. Immagina un futuro in cui i suoi dispositivi saranno utilizzati per aiutare chi cade dalle navi, o coloro che sono coinvolti in incidenti d’auto, alluvioni e incendi; feriti in escursioni o bloccati su piattaforme petrolifere.

«Stiamo pensando a droni che possano effettivamente partecipare a missioni di soccorso», spiega, sottolineando che la maggior parte dei velivoli commerciali sono in grado di fare soltanto sorveglianza.

Il suo ultimo modello, soprannominato Roboguard, è impermeabile, ha la capacità di atterrare e decollare sull’acqua, può trasportare fino a 15 kg di attrezzatura e si muove a velocità fino a 50 km all’ora. Missioni di soccorso di più lungo raggio saranno possibili grazie alla sua autonomia di 15 minuti. Il modello configurabile può essere dotato di telecamere termiche per effettuare missioni notturne; viene fornito di bracci staccabili, ha una maggiore autonomia e utilizza il posizionamento GPS e l'intelligenza artificiale per manovrare. Alla fine, Rigi spera che la serie includerà una piattaforma di atterraggio a energia solare, dove il drone potrà ricaricare le batterie.

Due estati fa, le esercitazioni effettuate nel Mar Caspio, dove annegano centinaia di persone ogni anno, hanno compreso pure una gara tra il drone e un bagnino umano. Il primo prototipo, chiamato Pars, dall’antico regno di Persia, ha raggiunto la potenziale vittima tre volte più velocemente rispetto al suo omologo umano: in 22 secondi  anziché 90. Dopo le esercitazioni sono arrivati 100 messaggi di posta elettronica per esprimere interesse da circa 32 paesi. Viste le scarse risorse, Rigi non ha potuto però rispondere immediatamente. Oggi, il drone è in procinto di essere messo in produzione, con una prima tiratura limitata di circa 200 pezzi attesi per quest’estate.

Distributori provenienti da Messico, Brasile e Italia lo hanno già acquistato ad un prezzo di circa ottomila euro. Nel frattempo proseguono trattative con altri potenziali clienti in otto Paesi diversi, compresi gli Stati Uniti, la Lettonia e l’Australia, sono in trattative.

Rigi ha fondato la Rts Ideas in Iran, ma poi ha trasferito la sua azienda a Londra dopo essere stato accettato in Sirius, un programma acceleratore che porta i giovani imprenditori verso il Regno Unito per aiutarli a lanciare il proprio business. Ora riceve aiuto per le spese di soggiorno, di ufficio, di tutoraggio e per accedere agli investitori. Ha un partner commerciale, Amirmahdi Taheri, 27 anni, che ha incontrato nel mese di ottobre, all’inizio del programma .

«Penso che abbiamo perso troppo tempo in Iran», commenta Rigi, facendo notare le preziose risorse messe a sua disposizione nel Regno Unito. «Più tempo sprechiamo, più gente muore».

L’inventore, maggiore di tre fratelli, ringrazia anche i suoi genitori per aver nutrito il suo interesse di adolescente verso le nuove tecnologie e la robotica, finanziando la sua prima ricerca e incoraggiandolo a cogliere l’opportunità datagli dall’Inghilterra, soprattutto quando stava per rinunciare e cambiare rotta. A loro insaputa, circa un anno fa, Rigi aveva iniziato a lavorare per una compagnia online che vende luci a Led personalizzate. Il lavoro gli era indispensabile per guadagnare il denaro necessario per proseguire le sue ricerche sul drone.

Con una risata schiva e un pizzico di nostalgia, Rigi racconta quei tempi incerti, così come le gare che ha vinto e perso, gli esperimenti che ha condotto, i robot che ha sviluppato e i suoi fantastici fallimenti, tra cui la sua delusione per non essere stato selezionato in occasione della recente competizione “Drones For Good”.

A motivarlo ci sono la sua fede silenziosa e l’ardente convinzione che il suo successo sia legato a una volontà più elevata, nonché il detto musulmano che “chi salva una vita salva l’umanità intera”. I profitti, dice, non sono il suo obiettivo, quanto invece lo è la notizia di sei studenti che annegano nel Mar Caspio partecipando ad un campo estivo.

«Tutte le tecnologie possono essere usate sia per salvare che per danneggiare vite umane – spiega Rigi –. Non è una questione di sapere se i droni buoni o cattivi. La questione è, eventualmente, perché stiamo utilizzando male queste tecnologie».


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