Economia

Gli Usa temono che la Svizzera manipoli i cambi

18 ottobre 2017
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Gli Stati Uniti continuano a mantenere la Svizzera sull’elenco degli stati sotto osservazione perché potrebbero essere manipolatori dei corsi di cambio. Insieme alla Confederazione la lista comprende Cina, Germania, Giappone e Corea del Sud, emerge da un rapporto pubblicato ieri dal Dipartimento del tesoro.

Il ministero delle finanze pubblica regolarmente, in aprile e in ottobre, un documento destinato al Congresso: se sussistono prove che un partner economico attui pratiche valutarie che concedono vantaggi commerciali sugli Usa la nazione in questione viene definita manipolatrice dei cambi. Questo fa scattare sanzioni da parte del governo. L’obiettivo è spingere i paesi in questione ad affrontare il tema degli elevati squilibri commerciali con gli Stati Uniti.

Per ottenere lo status di manipolatore devono essere adempiuti tre criteri: la Svizzera soddisfa due requisiti, vale a dire un eccesso nel conto delle partite correnti e interventi sul mercato delle divise, mentre manca il terzo, quello di un surplus commerciale del suo export negli Usa sufficientemente vasto.

Gli Usa rimproverano in particolare alla Confederazione l’operato della Banca nazionale (Bns) volto a indebolire il franco. Secondo Washington l’istituto guidato da Thomas Jordan dovrebbe limitarsi a intervenire unicamente per limitare le crisi acute quando la moneta elvetica si rafforza. In passato Jordan ha però respinto le critiche: "quando interveniamo" – aveva detto in un’intervista – "non lo facciamo per procurare vantaggi alla Svizzera grazie a una divisa sottovalutata".

Dall’attuale lista è uscita Taiwan: secondo gli estensori del rapporto lo stato asiatico ha diminuito dalla scorsa primavera i suoi interventi sulle divise. Il governo americano continua inoltre a non definire manipolatore la Cina, nonostante il presidente Donald Trump, durante la campagna elettorale, avesse promesso di farlo, una volta entrato in carica. In aprile però Trump ha detto di credere che Pechino abbia smesso di manipolare la sua moneta e ha fatto presente che al momento è più importante concentrarsi sulla collaborazione con la repubblica popolare per affrontare le tensioni legate alla Corea del Nord.

L’ultima volta che gli Usa hanno definito uno stato manipolatore di cambi correva l’anno 1994. L’amministrazione era quella di Bill Clinton e il paese interessato era la Cina. (Ats)

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