Commento

Giustizia, si naviga a vista

4 maggio 2017
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A giugno si aprirà l’anno giudiziario 2017-2018. Consuetudine vuole che il passaggio dal vecchio al nuovo anno venga sottolineato con una cerimonia in occasione della quale il direttore del Dipartimento istituzioni e il presidente del Tribunale d’appello tracciano un bilancio dei dodici mesi appena trascorsi e accennano alle sfide che attendono la magistratura ticinese. L’anno giudiziario prossimo alla chiusura verrà ricordato in particolare – e non è un ricordo edificante – per una controversa misura di risparmio e per due dimissioni. La prima, decisa da governo e Gran Consiglio (avallata in seguito dal popolo), si è tradotta nella riduzione da quattro a tre del numero dei giudici dei provvedimenti coercitivi. E questo nonostante il parere contrario del Consiglio della magistratura, organo che vigila sul funzionamento dell’apparato giudiziario. Le dimissioni sono quelle dei procuratori pubblici Nicola Corti e Roberta Arnold, pervenute al parlamento, autorità di nomina dei magistrati, a pochi mesi l’una dall’altra. Non è tutto per l’anno giudiziario 2016-2017. Il Consiglio di Stato si accinge infatti a formalizzare la designazione di un procuratore supplente che sostituirà la pp Francesca Lanz, assente per ragioni di salute. C’è di più. Stando a ciò che hanno indicato il ministro Gobbi e il pg Noseda alla Rsi, si fa strada l’ipotesi di un procuratore straordinario che, restando in carica per qualche anno, dia una mano a evadere inchieste principalmente su reati economico-finanziari.

La magistratura in generale ha conosciuto momenti migliori. Fra tagli per far quadrare a prescindere i conti dello Stato e soluzioni tampone, si ha tuttavia l’impressione che governo e Gran Consiglio – tenuti a realizzare le condizioni quadro (strutturali e, nell’ambito delle competenze cantonali, normative) per consentire a pp e giudici di operare nel migliore dei modi – stiano navigando a vista nel settore della giustizia. Il 2018 si avvicina: ebbene, a che punto è la riforma ‘Giustizia 2018’, voluta dal capo del Dipartimento istituzioni con l’obiettivo di rendere l’organizzazione giudiziaria “più efficace ed efficiente”? Di passi concreti – ovvero di messaggi governativi all’indirizzo del parlamento per le relative modifiche di legge – ne sono stati compiuti assai pochi. Se ne parla da anni, ma il Gran Consiglio non ha ancora una Commissione giustizia. Una specifica commissione (non un’appendice, come oggi, della Commissione della legislazione) che proponga rapidamente i necessari adattamenti cantonali alle non rare revisioni di normative federali che comportano ulteriori competenze per le toghe. Che suggerisca cambiamenti organizzativi alla luce di tendenze che si manifestano nella giustizia penale, come in quella civile e in quella amministrativa.

La politica nostrana continua invece a essere a rimorchio degli eventi. Tornando alla stretta attualità, se è indispensabile un pp straordinario, perché non dovrebbe esserlo un giudice penale straordinario per evitare che in tribunale lieviti il numero di atti o decreti d’accusa in giacenza? Il Dipartimento sta facendo un’analisi a tutto campo per prospettare potenziamenti che abbiano una logica e non siano quindi inutilmente dispendiosi? Le dimissioni, poi, di due pp in un anno giudiziario dovrebbero indurre la speciale commissione del Gran Consiglio che dal 2015 discute delle modalità di elezione dei magistrati a venirne a una. Condividiamo la richiesta del relatore di maggioranza Maurizio Agustoni: si mantenga la nomina parlamentare, valutando però anche le “competenze attitudinali” del candidato. Un procuratore che non sa interrogare o reggere i ritmi della funzione non è un buon pp.

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