Commento

Gennaio 2015, avvio col botto!

31 gennaio 2015
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Fra poche ore ci troveremo alle spalle questo strano mese di gennaio. Non è stato un mese che, come canta Guccini, si è presentato ‘silenzioso e lieve, come un fiume addormentato…’. No, si è aperto con le immagini di terroristi che hanno seminato la morte a Parigi, ma poteva essere anche a casa nostra. L’attacco armato al cuore della Francia, nella redazione di un giornale, è stato un attacco ai nostri sacrosanti valori democratici. Alla libertà d’opinione, di espressione e di satira. ‘Strage a Charlie Hebdo’ abbiamo titolato l’8 di gennaio in prima pagina. E poi, i giorni seguenti, ‘Caccia all’uomo’ e poi ancora ‘Epilogo di sangue’, e infine ‘La marcia per la libertà’, coi due milioni di persone scese in strada e nelle piazze a manifestare. Giorni impossibili da dimenticare girando la pagina del calendario, non per nulla sono stati paragonati all’11 di settembre americano.
Molto meno tragiche, ma comunque ancora indecifrabili per le loro devastanti conseguenze stavolta di carattere economico, sono poi state alcune decisioni prese i giorni successivi, sempre di questo sconvolgente mese di gennaio. La Banca nazionale svizzera che ha improvvisamente abbandonato il cambio fisso a 1,20 tra franco ed euro, la successiva decisione della Banca centrale europea di acquistare titoli problematici per 60 miliardi di euro al mese, che avrà effetti positivi solo se taluni Paesi, grazie al nuovo ossigeno, faranno poi effettivamente le necessarie riforme. Una nuova stagione che ci tireremo dietro per mesi e mesi mentre assistiamo a tutta una serie di annunci, veri o presunti, di imprenditori nostrani pronti a pagare i loro lavoratori stranieri in euro, di buste paga alleggerite del 20%. E via dicendo e scrivendo.
Non male come calcio d’avvio. E pensare che solo 30 giorni fa ci eravamo scambiati gli auguri di buon anno. Un anno iniziato nel peggiore dei modi, basterebbe una sola notizia di quelle ricordate sopra per farci tremare le vene ai polsi. Quel che è peggio è che non basta girare la pagina del calendario appeso al muro di cucina per far finta di nulla e dirsi, dai, ricominciamo domattina col piede giusto. A ben guardare non abbiamo scampo, visto che il nuovo mese non cancellerà i vecchi e nuovi problemi.
Cominciamo allora a dirci che la paura e l’incertezza generate da simili fatti e decisioni ci accompagneranno lungo tutto l’anno. E poi diciamoci che, come in tanti altri casi, dobbiamo fermarci un attimo a riflettere, tutti assieme, per decidere cosa fare. Sul fronte delle nuove paure, generate da possibili nuovi attacchi terroristici, significa non isolare l’altro perché è semplicemente musulmano. Vanno valorizzati coloro che sanno integrarsi, vanno esclusi coloro che pretendono di imporci regole estranee al nostro modo di essere. Anche per l’economia valgono le stesse regole: vanno aiutati, se necessario anche dallo Stato, quegli imprenditori che creano qui ricchezza, che offrono posti di lavoro capaci di rimettere ossigeno nell’economia locale, vanno lasciati al loro destino quelli che sono venuti qui solo per approfittare di minime posizioni di vantaggio e che per il cambiamento di una variabile si trovano ora pesantemente fuori mercato. Ma per avere una visione generale ed equilibrata, anche se lo scossone è forte, bisogna fermare un attimo la giostra. Più che mai cercansi politici intelligenti, dai nervi saldi, se possibile carismatici per combattere il senso di smarrimento della popolazione (delle masse). Ma soprattutto cercansi politici capaci di mediazione e non guerrafondai: a Bellinzona, a Berna, a Bruxelles, a Washington. Ovunque. Il rischio di derive populiste, e peggio ancora autoritarie, di cui potremmo amaramente pentirci cresce. La storia insegna, rileggiamola.

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