Confine

Finiscono in carcere per un equivoco linguistico

(Pablo Gianinazzi)
7 agosto 2017
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Quasi due mesi di carcere per un equivoco. Un equivoco che si sarebbe potuto evitare, se si fosse fatto subito ricorso a una mediatrice culturale. Tre nigeriani - età compresa fra i 19 e i 28 anni - ospiti di strutture di accoglienza di Como come richiedenti asilo politico, a metà giugno erano stati arrestati con l'accusa di aver tentato di avviare alla prostituzione due giovanissime connazionali. I tre giovani erano stati fermati dopo che i responsabili del campo governativo della città avevano chiesto l'intervento della Polizia in seguito di una lite con le due ragazzine. Sulle prime si era capito che si trattava di una storia di prostituzione: parlando pochissime parole di inglese le due giovanissime nigeriane non si erano spiegate bene. In realtà, il litigio era nato perché i tre arrestati temevano che le loro connazionali potessero finire sulla strada. ''Sfruttamento della prostituzione? Volevano impedirci di farlo''. Hanno raccontato, poi, nel corso dell'incidente probatorio disposto dal giudice alla presenza di una mediatrice culturale nigeriana. Le ragazzine hanno quindi completamente scagionato i tre connazionali, che sono stati immediatamente scarcerati. La mediatrice culturale ha contestualizzato i fatti, facendo notare che, in Nigeria, nelle fasce a basso reddito è frequente che le ragazze finiscono per prostituirsi. Tutto è bene quel che finisce bene? Non sempre è vero: i tre si sono fatti due mesi di carcere da innocenti.

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