Locarnese

Educare al sentimento

Sylvia Bagli (sinistra) e Irene Pugliese
17 novembre 2017
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“E se le vittime potessero parlare?” è la miglior sinossi di un’opera sul femminicidio. ‘Ferite a morte’ è un libro di Serena Dandini pubblicato nel 2013, una delle più efficaci testimonianze sul femminicidio dalla quale è liberamente tratto “... e l’anima balla ancora!”, spettacolo in scena questa sera al Palazzo dei Congressi di Muralto (ore 20.30, entrata libera) grazie alla compagnia teatrale Le Syrene.

«L’idea è nata la primavera scorsa da una doppia occasione, la lettura di quel libro e l’incontro con Sylvia Bagli, la regista» racconta alla ‘Regione’ la co-autrice Irene Pugliese. «È nata subito un’intesa e abbiamo pensato di creare qualcosa per le donne, utilizzando anche una parte delle letture di ‘Ferite a morte’». Lo spettacolo è diversificato, è un insieme di recitazione, danza e musica, quest’ultima rappresentata – oltre che dai giovani musicisti dell’Accademia Vivaldi – dalla voce di Aida Cooper. «Il grande pubblico la conosce come corista di Loredana Bertè, Mia Martini, Zucchero, Fausto Leali. Ma nel giro del blues la chiamano “La regina”. Aida ha accettato subito, con piacere».

Non solo letture, dunque, perché scopo della pièce è «esprimere anche e soprattutto la speranza, motivo per il quale abbiamo voluto nello spettacolo i giovani, che vanno educati al rispetto delle differenze. È l’educazione al sentimento che può servire a costruire rapporti più equilibrati di quanto accade oggi, in questo momento di passaggio e di confusione dei ruoli». E la conclusione ad effetto (che non anticipiamo) coinvolge proprio gli attori più giovani presenti nel cast di questa compagnia. Ogni occasione per parlare di femminicidio – «senza demonizzare la figura maschile», ci tiene a sottolineare Irene Pugliese – è buona. Anche per confutare luoghi comuni e imprecisioni di fondo: «In molti confondono il femminicidio con la violenza sulle donne – prosegue Pugliese – perché tutto viene messo in un calderone unico. In realtà non siamo di fronte all’estraneo che mi colpisce perché mi vede donna, ma davanti a ex fidanzati, ex mariti, o mariti e fidanzati del momento».

Quella di stasera è una prima assoluta. «Dobbiamo tanto al Comune di Muralto, all’associazione “Muralto per tutti”, all’Accademia Vivaldi e a Tango Fusion. È nato tutto come esperimento, un po’ perché siamo donne che hanno raggiunto una certa maturità e un po’ per la disinformazione sull’argomento, che ha spinto qualcuno a chiederci se siamo femministe. Come se per denunciare il femminicidio si debba essere necessariamente femministe. Il problema non riguarda le donne, ma uomini e donne insieme».

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