Racconto della settimana

Due quaglie e una mezza carota

1 novembre 2015
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Ciò che si sapeva dall'autopsia era che Dimitriy Chagaev era morto a causa di una crisi cardiaca. Ma la quantità di atropina che aveva nel corpo avrebbe potuto uccidere un cavallo.

Il commissario mi ha spiegato che l'atropina si ricava da alcune piante. Fra le altre cose, genera allucinazioni e problemi alla vista, indebolisce i muscoli e può provocare un'accelerazione del battito cardiaco, oltre che rossore alle guance, al naso, alla fronte. Tutto questo, combinato all'alcol e allo stato di salute piuttosto precario di Chagaev, gli era stato fatale.

Ad ogni modo, le indagini ci avevano condotti alla cantina di Franco Strini e da lui siamo andati.

La sera dell'omicidio, Franco Strini era passato a prendere Chagaev al ristorante alle 18.30 e l'aveva portato alla propria cantina. Si erano trovati a discutere gli ultimi dettagli del passaggio di proprietà del vigneto, dalle mani di Strini a quelle del russo. La cifra offerta da Chagaev era talmente alta da non aver saputo rifiutare. Poco dopo le 19.00, al momento di partire verso il ristorante, Chagaev aveva ricevuto una chiamata e aveva invitato Strini ad andare da solo al ristorante, ché l'avrebbe raggiunto.

Il commissario ha chiesto sa con chi era al telefono? Franco Strini ha detto nessuna idea. Il commissario ha detto l'ultima chiamata ricevuta da Chagaev è partita dal telefono della sua cantina, alle 19.03.

Franco Strini ha sbarrato gli occhi. Il commissario ha chiesto chi poteva esserci alla cantina? Franco Strini ha esitato. Il commissario ha insistito. Franco Strini ha detto forse ho dimenticato di chiuderla. Il commissario ha chiesto chi ha accesso alla sua cantina, signor Strini? E lui ha risposto, con un misto di gelo e sgomento, solo mia figlia.

Strini ha guardato la foto di una bambina, appesa al muro. Il commissario gli ha chiesto se fosse Anita. Franco Strini ha detto sì, ormai è grande. Ha un'azienda sua, produce medicinali e pomate a base di erbe, ma mi aiuta spesso con la vigna.

Più tardi, nella stanza degli interrogatori, dopo ore di pesanti raffiche di domande, Anita Strini ha confessato gli ho fatto credere di essere disponibile. Il commissario ha chiesto disponibile in che senso? Anita Strini ha detto mi sono sbottonata la camicia. Gli ho offerto il vino nel quale avevo messo l'atropina, un bicchiere via l'altro. Abbiamo parlato a lungo.

Poi ha sputato fra le lacrime tutta la sua rabbia. Che Chagaev prendesse il controllo della polisportiva, poteva ancora accettarlo. Che si prendesse il vigneto di famiglia, quello no. Ma il padre si era ormai deciso.

Anita aveva poi portato Chagaev al ristorante, dov'era atteso. E lì la vita del magnate russo era finita, fra due quaglie e una mezza carota.

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