Commento

Davanti alla giustizia

(Pablo Gianinazzi)
18 maggio 2017
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A neppure una settimana dalla comparsa del volantino minatorio contro il locale notturno Wknd, che aveva in agenda la serata di Bello Figo, ecco che le nebbie cominciano a diradarsi.

A finire dinnanzi al procuratore generale c’è per ora una testa calda (e rasata), ma presto potrebbero diventare almeno un paio. Colui che si è recato in procura – costituendosi ‘spontaneamente’ con tanto di legale al fianco, dopo che un video che l’aveva ritratto era stato diffuso – è cresciuto in una famiglia ticinese: suo padre è anche deputato in Gran Consiglio e ha responsabilità gestionali nella grande Lugano.

Potremmo chiederci se, perlomeno per una certa osmosi, il figlio abbia o meno ricevuto fra le mura domestiche qualche nozione di storia e di civica sulla differenza fra il vivere in una democrazia o sotto una dittatura. Ce lo domandiamo rammentando le croci uncinate e gli ‘88’ (tanto cari ai seguaci di Hitler) stampati in bella mostra sul volantino. E ce lo domandiamo pure dopo aver anche dato un’occhiata al profilo Facebook del giovane (da qualche ora – guarda caso – ‘ripulito’). A bocce ferme sarà importante capire se si è trattato (lo mettiamo fra mille virgolette) di una ‘goliardata’/
‘spacconata’, o se sotto e dietro le teste calde c’è qualcosa di più e che cosa.
Nella migliore delle ipotesi, ci sono di sicuro molta aggressività e molta ignoranza. Del resto non manca chi è pronto a dire con altrettanta leggerezza che ‘non è razzista’, ‘ma che se dire una certa cosa è razzismo’ allora ‘sì, sono razzista’! Frasi che sentiamo sempre più pronunciare da pavoni in cerca di palcoscenici che dovrebbero invece andarsi a nascondere. Perché le parole pesano e prima o poi possono trasformarsi in atti. Atti di odio.

Ma torniamo all’episodio. Un dato è certo e ce lo ricorda l’esperto intervistato a pagina 15. Chi ha redatto il volantino ha utilizzato tutta una serie di simboli mortiferi molto espliciti e precisi che altri, pronti anche a spaccare facce e vetrine, hanno già utilizzato in altre occasioni. Da qui la domanda: il (presunto) pentimento di chi è finito in procura è/sarà accompagnato da una presa di coscienza sincera di quanto di grave fatto? O siamo semplicemente di fronte a una pura strategia difensiva (iniziata col costituirsi e col dirsi pentito), pronta a evaporare una volta pronunciatasi la corte penale? Staremo a vedere.

Non da ultimo, come abbiamo già sottolineato sabato, anche il Wknd dovrebbe riflettere se è in grado o meno di garantire la sicurezza quando invita ospiti che fanno audience/cassetta e anche discutere a livelli – scusate il bisticcio – un tantino discutibili. Non si possono lanciare eventi e poi annullarli col primo temporale.

Infine, mentre riflettiamo sulle parole dell’esperto – e cioè che il messaggio trasmesso è che l’azione ha centrato l’obiettivo e il concerto non c’è stato – ci preme anche evidenziare un dato di fatto per noi molto importante. Chi ha gettato il sasso e nascosto il braccio (teso per gioco o meno si vedrà) è stato acciuffato e ora deve rendere conto pubblicamente del proprio atto di fronte alla giustizia.

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