Svizzera

Dalla Confederazione 250mila franchi a sostegno della Ong che si occupa del salvataggio di migranti in mare

21 agosto 2017
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La Moas (Migrant Offshore Aid Station), Ong che si occupa del salvataggio di migranti in mare e sospettata di collusione – mai provata finora – con i trafficanti di esseri umani, ha ricevuto nell’autunno scorso 250mila franchi quale contributo l’emergenza dalla Direzione dello sviluppo e cooperazione, branca del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). È quanto indica il Consiglio federale nella sua risposta ad un’interpellanza della consigliera nazionale ticinese Roberta Pantani, basata su un’inchiesta del quotidiano italiano 'Il Giornale' del 19 agosto scorso a firma di Giuseppe Marino dal titolo allusivo: "Se pure la Svizzera ora finanzia l’invasione d’Italia".

La Moas – basata a Malta e fondata da due coniugi americani milionari – è finita nel mirino della critiche perché sospettata di essere in combutta con gli scafisti e opaca per quanto riguarda i finanziamenti. Tutte accuse rispedite al mittente dei responsabili della Moas, organizzazione che ha tra l’altro firmato il codice di condotta imposto dal Ministero italiano alle Ong che operano nel Mediterraneo per il salvataggio dei migranti. Nella sua risposta alla deputata leghista, il Governo afferma di aver concesso quel finanziamento “modesto” alla Moas, “in seguito alla recrudescenza delle tragedie umane nel Mediterraneo in quel periodo (autunno 2016, ndr). Stando all’Esecutivo, tra ottobre e dicembre scorso la Moas ha salvato “2031 vite”. Questo sforzo umanitario – precisa la risposta – è stato possibile in particolare grazie all’aiuto modesto della DSC, ma anche di altri organismi di finanziamento, per esempio la Federazione Internazionale delle Società Nazionali di Croce Rossa e di Mezzaluna Rossa e la Croce Rossa Svizzera. Quest’ultima ha contribuito con un importo di 600mila franchi e ha inviato due infermiere sulle navi della Moas nell’autunno 2016.

Quanto alle accuse mosse contro la Moas, il Consiglio federale non è a conoscenza di sospetti di collusione con le reti di passatori, “a parte le dichiarazioni nella stampa contro l’insieme delle Ong attive nel salvataggio in mare, che si fondino su elementi comprovati”. La Moas non è nemmeno stata messa sotto inchiesta per collusione con le reti di passatori. Per la Confederazione, la Moas “coordina sistematicamente le proprie azioni con il Centro di coordinamento di salvataggio marittimo di Roma (Maritime Rescue Coordination Center, MRCC), gestito dalla Guardia costiera italiana”.

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