La gioventù dibatte

Consiglio federale da 7 a 9 membri?

13 giugno 2015
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Questo tema, tornato di grande attualità, è stato affrontato nella finale nazionale de “La gioventù dibatte” a Berna. Alla categoria delle scuole medie superiori, in rappresentanza del Liceo di Lugano 1, hanno preso parte gli otto giovani delle due foto, ma i testi, per ragioni di spazio molto sintetici, sono anche il frutto del lavoro dei loro compagni di classe. Va precisato che la metodologia del progetto impone ai giovani di preparare sia gli argomenti favorevoli sia gli argomenti contrari, perché le posizioni da difendere nel dibattito, che vede confrontarsi due coppie, sono sorteggiate solo mezz’ora prima dell’inizio. Info al sito: www.lagioventudibatte.ch

 

FAVOREVOLI
Lorenzo Müller, Mosè Schwarz, Michela Marchesi, Luca Xausa

– La Costituzione federale prevede sette membri dal 1848 (art. 174 Cost. fed.). Nel 1848 ci si è orientati al modello del Direttorio della Rivoluzione francese, adottato in Svizzera durante il periodo della Repubblica Elvetica. Dovremmo ora adattarci ai tempi e affrontare i nuovi problemi, come la complessità della politica e la necessità di attivarsi per mantenere coeso il Paese.

– L’esecutivo svizzero è concepito quale organo collegiale (art. 177 Cost. fed.), come gli esecutivi cantonali e comunali (5 o 7 membri). La collegialità può essere praticata anche in nove. L’importante è preparare bene le riunioni e discutere solo le cose necessarie, praticando l’autodisciplina o stabilendo il tempo esatto per gli interventi (come facciamo a gioventù dibatte).

– I governi di altri Paesi sono composti da molti più membri, in fondo, il salto da sette a nove non è grande.

– La realtà federale è molto cambiata. È diventata molto più complessa e i compiti delegati allo Stato federale aumentano sempre. Con due consiglieri federali in più, ciascun magistrato si potrebbe focalizzare meglio sul proprio settore. Un consigliere federale ticinese, portatore di un’altra cultura e di altri punti di vista, arricchirebbe molto la discussione.

– Le diverse regioni e le componenti linguistiche del Paese devono essere equamente rappresentate (art. 175 Cost.). Di fatto, la rappresentanza delle componenti linguistiche non funziona. Da 16 anni non c’è un delegato ticinese nel governo federale. La situazione somiglia a quella delle donne in politica: tutti concordano sul principio della rappresentanza equa, ma senza quote obbligatorie il risultato non si raggiunge. La Svizzera italiana è esclusa dal Consiglio federale dal 1999 (ultimo membro ticinese, Flavio Cotti). L’Assemblea federale non ha eletto rappresentanti della Svizzera italiana in occasione di quattro rinnovi generali del Consiglio federale (1999, 2003, 2007, 2012).
Senza la presenza di un delegato italofono si compromettono l’identità e la forza del nostro Paese, capace nella storia recente – soprattutto nei momenti di difficoltà – di trovare forza ed equilibrio grazie alle diverse componenti culturali, nel coinvolgimento delle minoranze e nel rapporto costruttivo con tutti i Paesi confinanti.

– Negli ultimi anni i problemi ticinesi non sono stati considerati abbastanza dalla ‘Berna federale’ (piazza finanziaria, frontalieri ecc.). Si è creata una distanza tra il Ticino e la ‘Berna federale’, nociva a un clima politico costruttivo.
Ultimamente, si è manifestata in Ticino una certa ostilità nei confronti di Berna; lo si è visto spesso nell’ambito delle votazioni federali, nelle quali i ticinesi non hanno seguito la linea del Consiglio federale (ad esempio il 9.2.2014 nella votazione contro l’immigrazione di massa). La situazione in Scozia e in Catalogna dimostra quanto possa essere pericoloso lo scontento delle minoranze non considerate. Un membro “stabile” dal Ticino in Consiglio federale migliorerebbe immediatamente la situazione. Anche per questa ragione , richiamando l’articolo 160 cpv. 1 della Costituzione federale, il Gran Consiglio ticinese ha chiesto, nell’aprile del 2012, nella forma dell’iniziativa cantonale, all’Assemblea federale di avviare le procedure al fine di modificare l’art. 175 cpv. 1 Cf come segue: ‘Il Consiglio federale è composto di nove membri’. Ha pure chiesto di modificare l’art. 175 cpv. 4 della Costituzione federale con questo testo: ‘Il numero di Consiglieri federali provenienti da una regione non può essere superiore a due’.

 

CONTRARI
Stefano Sarajlic, Debora Steffen, Yann Fauconnet, Linda Arnold

– La Costituzione federale prevede sette membri dal 1848 (art. 174 Cost. fed.). Si tratta di una ricetta vincente. Il Paese è governato bene. Inoltre, sia il popolo che il parlamento si sono espressi ripetutamente in merito all’aumento del numero dei consiglieri federali. La proposta è sempre stata bocciata.

– L’esecutivo svizzero è concepito quale organo collegiale (art. 177 Cost. fed.), come gli esecutivi cantonali e comunali (5 o 7 membri). I numeri 5 e 7 sono perfetti per il funzionamento di un organo esecutivo collegiale, in cui si discute e si giunge ad un consenso, per poi comunicare verso l’esterno con una voce unica, necessaria per una conduzione del Paese autorevole ed efficace. Se partecipassero nove persone il meccanismo diventerebbe più lento, lungo e complicato.

– È vero che i governi di altri Paesi sono composti da molti più membri, ma altri Paesi, altre culture! All’estero il meccanismo di governo è diverso. Troviamo la figura del primo ministro, che non è un primus inter pares, ma possiede poteri estesi e la facoltà di impartire ordini.

– La realtà federale è molto cambiata. È diventata molto più complessa, e i compiti delegati allo Stato federale aumentano sempre. Il compito di un consigliere federale non è tecnico, ma politico e conduttivo. Per le questioni tecniche si assumono i funzionari. Se aumentano i compiti, si assumono più funzionari.

– Le diverse regioni e le componenti linguistiche del Paese devono essere equamente rappresentate (art. 175 Cost.). Un consigliere federale deve emergere per merito, non per una quota obbligatoria.

– Negli ultimi anni i problemi ticinesi non sono stati considerati abbastanza dalla Berna federale’ (piazza finanziaria, frontalieri ecc.). Si è creata una distanza tra il Ticino e la Berna federale, nociva ad un clima politico costruttivo.
È vero, ma per fare valere gli interessi di un Cantone non deve intervenire un consigliere federale.
Il Consiglio federale agisce negli interessi di tutta la popolazione e di tutti i Cantoni. Fare valere gli interessi del Cantone Ticino è compito del Consiglio di Stato ticinese (che infatti è intervenuto energicamente negli ultimi tempi) e dei consiglieri agli Stati ticinesi, attualmente Fabio Abate e Filippo Lombardi. Naturalmente, anche i consiglieri nazionali e le organizzazioni ticinesi devono adoperarsi nell’ambito della politica federale.
È pure vero che il 30 agosto scorso la Cip-N (Commissione delle istituzioni politiche del Nazionale), nella quale siedono anche i parlamentari ticinesi Marco Romano e Roberta Pantani, ha dato un segnale di apertura e attenzione verso le minoranze, come richiesto dal legislativo cantonale. È pure vero che anche il voto positivo della Cip-S (Commissione delle istituzioni politiche degli Stati), nella quale siedono anche i senatori ticinesi Filippo Lombardi e Fabio Abate, ha praticamente dato avvio all’iter parlamentare, ma è dal diretto interessato, cioè dal Consiglio federale stesso che vengono le principali opposizioni all’allargamento a nove membri.
Nel 2012 l’attuale ministra della Giustizia, Simonetta Sommaruga, comunicò al Consiglio degli Stati: ‘In ogni caso posso affermare che il Consiglio federale non sente di essere un paziente bisognoso di cure’.

– Infine un’ultima replica a chi sostiene che le decisioni nel nostro Paese siano prese più lentamente rispetto ad altrove. È una favola. Abbiamo soltanto imparato a cercare delle soluzioni prima di altri, perché da noi non possono essere attuate così facilmente. Ma questo rende le decisioni prese più affidabili.

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