Impact Journalism

Con gli occhi di un altro

Usare lo smartphone per aiutare le persone ciece o ipevedenti
20 giugno 2015
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di Justin Cremer, SparkNews

Kamilla Ryding ha gravi problemi alla vista fin dalla nascita, ma questo non l'ha mai fermata.

La ventinovenne si sta costruendo una carriera come ricercatrice nella sua città natale, Copenaghen, ha vissuto negli Stati Uniti e in Australia, ed è una mezzofondista agonistica, che attualmente sta considerando la sua prima maratona completa. Ma a volte ci sono dei momenti in cui Ryding vorrebbe poter avere un paio di occhi sani, anche se solo per pochi secondi.

Grazie al suo collega danese Hans Jørgen Wiberg, ora può.

Wiberg è il co-fondatore della app per iPhone “Be My Eyes”, che collega gli utenti non vedenti con un esercito di volontari vedenti (una versione di Android è in fase di sviluppo). Quando un utente cieco ha bisogno di aiuto, accede all'applicazione utilizzando i controlli di VoiceOver dell'iPhone, e “Be My Eyes” chiama il primo volontario disponibile. I due vengono collegati tramite la videocamera dell'utente cieco e quello vedente presta i propri occhi per eseguire un'azione ordinaria, anche banale, come controllare la data di scadenza del cibo, che di solito richiede appena un minuto o due.

È un tipo di processo che Wiberg definisce micro-volontariato. «Moltissime persone desiderano fare qualcosa di buono, ma sono tutte molto occupate – spiega –. Con quest’app hanno l'opportunità di dare una mano, se hanno tempo».

Ryding, che ha solo l'uno per cento della sua visione di sinistra, dice che in genere utilizza “Be My Eyes” una volta la settimana, in primo luogo come aiuto per identificare prodotti per la casa.

Wiberg stesso è ipovedenti, e molti dei suoi amici non vedenti già utilizzavano il proprio iPhone per ottenere assistenza da familiari e amici per piccoli compiti. Artigiano di mestiere e senza esperienza nel mondo della tecnologia, Wiberg ha trovato un modo per connettere ciechi e vedenti su più ampia scala.

Nel 2012 presenta la sua idea a una conferenza danese dedicata alle startup. In quel momento nasce “Be My Eyes”. Meno di tre anni dopo viene lanciata l'applicazione. Migliaia di utenti iscritti, qualche celebrità che ha offerto il proprio sostegno, e subito Wiberg si trova alla guida di una delle app con la maggior margine di crescita dell'anno. Oggi “Be My Eyes” vanta oltre 200 mila volontari vedenti, 20 mila utenti non vedenti e connessioni in 80 lingue diverse.

Per quanto l’applicazione sia utile per sopperire ai problemi fisici, forse il suo più grande beneficio è psicologico: gli utenti non vedenti non devono più fare affidamento esclusivamente sulla famiglia e sugli amici, e ciò evita loro di sentirsi come un fardello. «Un amico è un amico, non un badante», spiega Ryding.

Wiberg dice che gli utenti non vedenti apprezzano il fatto di «essere in grado di chiedere aiuto senza realmente chiedere» e che l'applicazione permette loro di svolgere compiti minori immediatamente, anziché attendere l'aiuto di un amico o di un vicino.

Per Ryding, “Be My Eyes” non è stata un punto di svolta, ma uno strumento in più. Racconta: «Ho vissuto 29 anni senza l'applicazione, e sono riuscita a fare le stesse in altri modi e con altri sistemi. Devo abituarmi a usarla invece di chiedere ad altre persone o cercando di capire da sola».

«Non considero “Be My Eyes” come qualcosa che cambierà la vita delle persone, ma può aiutarle a fare cose che altrimenti non farebbero – rileva Wiberg –. Il mio sogno è che i ciechi possano essere in grado di vivere una vita più indipendente. Magari prepareranno la cena, in modo che sia pronta quando il coniuge torna a casa, perché adesso sanno che se rimangono bloccati nel bel mezzo del procedimento possono semplicemente usare “Be My Eyes” per proseguire."

Nonostante le centinaia di migliaia di utenti, “Be My Eyes” deve ancora affrontare i problemi legati alla crescita. Dapprima quello del finanziamento, che si esaurisce nel mese di settembre.  Wiberg è «aperto a tutti i suggerimenti», tra cui le donazioni, il finanziamento collettivo e le sponsorizzazioni, garantendo tuttavia che l'applicazione resterà sempre gratuita.

C’è poi il problema “positivo” dei volontari vedenti che superano gli utenti ciechi di dieci a uno. Nonostante ciò, gli utenti non vedenti talvolta sono costretti ad affrontare lunghi tempi di attesa, che li portano a rinunciare e a trovare una soluzione diversa.

Una volta che “Be My Eyes” sarà affrancata da questi problemi, Wiberg spera di espandersi nei Paesi in via di sviluppo. L'Organizzazione Mondiale della Sanità valuta che il 90 per cento dei 285 milioni di non vedenti in tutto il mondo vivano in aree svantaggiate.

Le persone non vedenti non sono le uniche beneficiarie del servizio; anche i volontari hanno molto da guadagnare. Dopo aver aiutato una persona a leggere una cartolina ricevuta per posta, un volontario dalle Hawaii ha postato su Facebook, “Questa è la prima app che mi ha colpito a un livello emotivo. L'idea che il mio piccolo contributo abbia fatto la differenza nella vita di qualche perfetto sconosciuto mi lascia con un grande senso di soddisfazione… Mi sento come se questa applicazione abbia aiutato più me che la persona che mi ha chiamato”.


Il sito web di Be My Eyes

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