Culture

Città, bombolette e graffiti: parlano i writer ticinesi.

20 maggio 2017
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Lettere giganti, immagini surreali o semplicemente inconsuete, colori che esplodono nei punti più inaspettati della città: da decenni, ormai, i graffiti stanno trasformando il volto del nostro tessuto urbano. Alcuni writer hanno raggiunto la celebrità internazionale (pensate a Banksy). E ormai anche le vecchie polemiche hanno lasciato spazio a riflessioni più costruttive.

Ma chi sono, e cosa pensano, i writer ticinesi?

In principio era il disegno

Il primo mito da sfatare è quello del vandalo in guerra col mondo. Certo, c'è anche chi utilizza muri e bombolette per ogni forma di lotta sociale. Ma ad accomunare davvero i writer c'è solo una smodata passione per il disegno. Una passione cresciuta in consapevolezza e dimensioni, fino a passare dal foglio di carta alla strada.

Ce lo spiega bene Ysar, tag (ovvero nome d'arte) di un writer di 26 anni: "La passione per il mondo 'graffiti' è nata da piccolo. Quando prendevo il treno con mia mamma passavo il tempo incollato al finestrino e più che dal panorama ero attratto dalle prime scritte che si vedevano sulla tratta del treno. Poi crescendo, all'incirca alle scuole medie, con il mio compagno di banco ci cimentavamo nei primi graffiti su carta. Nel corso degli anni ho conosciuto un amico che era più esperto di me e mi sono lasciato trascinare nel mondo del writing. Ed eccomi qua."

Poi c'è anche chi ne fa una questione di destino, come un writer che ha chiesto di restare anonimo: "mio papà era un tappino, mia mamma era una bomboletta." Verrebbe voglia di scomodare Sigmund Freud.

Questione di stile

Lo stile, per un writer, è tutto. E può variare da scritte minimaliste a disegni estremamente arzigogolati come il wildstyle, lettere quasi indecifrabili. Scuole diverse, che poi ognuno combina per trovare una sua identità.

"Sinceramente non ho uno stile preciso - ci spiega Big Tato, 31enne di Cadenazzo - ho cominciato dal wildstyle per poi passare al bombing, e ora ho fuso un po' tutti gli stili, cercando per quanto possibile di trovarne uno mio. Ma sono sempre in allenamento per trovare nuove forme."

L'anonimo rilancia: "il mio stile si è sempre mosso in parallelo al mio stato d'animo." E poi ci sono esempi, ispirazioni, veri e propri maestri: "nel mio paese vedevo il nome di un writer scritto ovunque, volevo assolutamente conoscerlo e sapere la sua storia. Poi iniziai anch'io a spingere il mio nome in città."

Qualità da non trascurare, oltre al talento: l'esperienza. Un writer ancora giovane può avere già eseguito cinquecento graffiti, com'è il caso di Ysar. Anche perché non esiste una 'scuola' per writer, e quindi i migliori insegnanti sono l'esperienza, gli amici e gli altri writer. Per questo sono importanti le crew, quelli che una volta si sarebbero chiamati i collettivi: KelsCrew, ZnC, E-Team, C.YOU... Gruppi che spesso accomunano persone da diverse regioni - abbattendo  i confini soprattutto con la vicina Lombardia - ma a volte creano reti sociali che accomunano giovani da tutta Europa.

Il mezzo è il messaggio

Parlando con la comunità dei writer, l'impressione è che la tendenza generale rifletta quella della società in generale: ormai tramontata l'epoca delle ideologie e delle militanze politiche, il disegno si libera da ogni zavorra. "Faccio i graffiti perchè mi piace farli," spiega Ysar. "Perchè è un passatempo creativo. È un gioco particolare, e solo chi ne fa parte può capirlo. E Mr. Plustik taglia secco: "Dipingo perchè mi piace la tecnica pittorica e i colori mi fanno felice!" Chiosa Big Tato: "Io personalmente la uso come valvola di sfogo e per dare colore al grigiore di questi muri." Quanto all'ormai trito dilemma 'vandali o artisti?', un altro writer anonimo taglia corto: "io la definisco arte vandalica, poi ognuno punta sull'estremo che più desidera."

Davanti alla Legge

Ci sono writer che operano in maniera del tutto legale: ottengono un permesso dal municipio o dal proprietario di una superficie - su commissione o su loro proposta - e si mettono tranquillamente al lavoro. Possono curare tutti i dettagli per molte ore, e agire alla luce del sole. Con buona pace del solito passante che vede gente 'scarabocchiare' e chiama d'istinto la Polizia. Come è capitato a Big Tato: "anche se era ovvio che avevamo il permesso, dato che avevamo le nostre vetture, musica, scale e anche un grill..." 

E poi c'è chi passa al 'lato oscuro': chi non chiede permessi e liberatorie, e si prende muri e cavalcavia senza pensarci due volte. A quel punto la velocità d'esecuzione diventa cruciale: "lo si fa molto in fretta, il che è una scarica di adrenalina, senza curare gli errori, e molto spesso senza sapere come sia uscito il 'pezzo' fino al giorno seguente." A queste parole del primo anonimo fa da corollario  Saar (acronimo che sta per Sharp As A Razor, 'affilato come un rasoio'): "Quando stai facendo un pezzo legale puoi davvero fare tutto con calma ed impegnarti bene. Non c'è nessuno che ti insegue o che ti urla che chiama la polizia. Però fare un pezzo legale non ti darà mai quella sensazione che solo un pezzo illegale può farti sentire. So bene cosa significa camminare verso la parete con la bocca secca e mille paranoie in testa e andarsene fieri di sé stessi. È davvero una bella sensazione."

 APPENDICE: lo 'slang' dei graffiti

Blocco: graffito spesso molto grande e di due colori con lettere semplici
Bonza: bomboletta spray
Bubble: graffiti di media/ piccola dimensione formati solo da linee curve
Cap: tappino per le bombolette
Crew: gruppo di writer
Crossare: coprire il graffito di qualcun altro
Graffiti: lettere elaborate
Hall of fame: parete legale per i graffiti di una o più crew
Jam: una gara di graffiti legale
Outline: contorno delle lettere
Pannelli: i treni
Pezzo: graffito
Tag: nome d'arte del writer

Throwup: vedi Bubble
Wholecar: mezzo dipinto completamente, ad esempio un treno con tutti i vagoni dipinti
Wildstyle: lettere solitamente molto complesse
Writer: colui che esegue graffiti (non dite "sprayer": non è corretto e fa subito capire che non siete del 'giro'...)
Yard: i depositi dei treni

Per finire, una bella gallery tutta ticinese, e un ottimo video sulle (dis)avventure di un writer ticinese su entrambe le sponde dell'Atlantico.

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