Commento

Chiudersi, ecco i rischi

28 maggio 2016
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Hanno senso dell’umorismo un po’ funereo al Dipartimento federale delle finanze. Sul frontespizio di uno studio titolato “Prospettive a lungo termine delle finanze pubbliche in Svizzera” c’è una grande foto che indica una pista di atterraggio con sullo sfondo un nebbione che toglie ogni visibilità, sovrastato comunque da possenti montagne in un cielo limpido. Forse traduce il senso dell’analisi: rischiamo di sbattere, ma se manovriamo bene sopra troveremo il sole. Fa da protagonista in quell’analisi l’invecchiamento della popolazione. Che significa maggiori oneri per l’Avs e nel settore della salute.
Le prospettive a lungo termine indicano quindi l’ordine di grandezza degli oneri supplementari che graveranno sulle finanze pubbliche e come evolverà il reddito medio disponibile per abitante se quegli oneri saranno finanziati dalle imposte o da maggiori contributi.
Due constatazioni (anche se prospettiche) è interessante rilevare. La prima è che ci dovrà essere comunque una progressione della quota parte dello Stato destinata a far fronte, com’è obbligo costituzionale, ai maggiori problemi che ne derivano. Aumenteranno quindi inevitabilmente anche le spese cantonali per i maggior costi per la salute, per le cure di lunga durata, per la formazione. La seconda constatazione è che la crescita economica (più ricchezza disponibile) e la migrazione (più persone attive) sono fattori determinanti legati all’evoluzione demografica.
Ora, chi pensa all’attuale situazione dei conti ticinesi e all’impegno in atto, pur tra contraddizioni e pantomime insincere (v. “Vai avanti tu, che io mi tiro indietro”, Caratti, 2 maggio) e poi pensa in particolar modo alla situazione demografica del Ticino, di cui poco si parla in funzione dei bilanci cantonali, forse può rendersi conto che il nebbione è molto più denso di quello del frontespizio sull’analisi federale. Pensare di decollare e di ritrovare il sole è impresa titanica. Anzi, l’impressione è di avere anche una bomba a bordo. Siamo il Cantone con la più alta proporzione di anziani. Le donne ticinesi sono in testa alla graduatoria intercantonale per la più lunga speranza di vita, gli uomini nella graduatoria dei principali Paesi europei. L’indice congiunturale di fecondità (numero di figli per donna in età di procreazione) è in Ticino non solo il più basso della Svizzera ma dell’Europa. Solo il saldo stranieri ha contribuito nella misura di quasi l’83 per cento alla crescita e vitalità della popolazione. Senza questo apporto esterno, che sembra condizione per evitare l’estinzione, non avremmo neppure l’attuale già problematico rapporto di dipendenza tra “inattivi” (0-19- 65+) e quelli potenzialmente “attivi” (20-64), che è di due attivi ogni inattivo. Almeno due certezze dovrebbero discendere da questa situazione. Senza riuscire a destinare ancora maggiori mezzi finanziari ai problemi che si pongono si andrà a sbattere contro una situazione umana insostenibile; ciò che significa, fatalmente, esigenza di più spesa pubblica e volenti o nolenti diversa ripartizione della ricchezza comunque prodotta. Se ci si chiude su se stessi, anche con il pretesto della sicurezza o di essere i migliori, si corre il rischio maggiore di estinguersi non solo economicamente ma umanamente.

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