Commento

Chi più smanetta più paga

30 marzo 2015
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In Ticino, il traffico dati raddoppia ogni anno. E non c’è da meravigliarsi. Lo smartphone è diventato per molti un inseparabile amico: fa da navigatore in auto, scatta foto, registra quello che vuoi, ti connette con il mondo ed è un sicuro rifugio dalla temibile noia. Quante volte si vedono coppie o gruppi di amici che nemmeno si guardano, perché ciascuno è chiuso nel suo mondo, impegnato a giocherellare o intrattenere fitte conversazioni su Twitter o whatsApp. La chiamano ‘generazione della rete’, stanno sempre a smanettare con l’impellente urgenza di dover condividere tutto e subito: foto, video, emozioni, commenti… dimenticando che attorno, c’è un mondo reale, tutto da scoprire. A favorire tutto ciò, allettanti super offerte delle compagnie di telefonia mobile che sembrano regalare attimi indimenticabili solo a chi ha uno smart­phone in tasca. Ormai quasi tutti gli abbonamenti comprendono nel prezzo una quantità di dati che continua a crescere. Importante è essere connessi: sempre e ovunque! Sarà pure divertente, ma tutto ciò ha un rovescio della medaglia. Per rispondere ad una clientela sempre più connessa le compagnie dicono che la rete va rafforzata. Ci crediamo ma, facciamo notare, che sono in grosso conflitto di interessi: sono loro a decidere quanto la rete vada potenziata, sono sempre loro a incassare se aumenta. E comunque una trentina di nuove antenne sono in arrivo in Ticino (vedi anche l’approfondimento a pagina 2). Nessuno, o quasi, le vuole a due passi dal letto dove dorme. Non si vedono, non si toccano, ma le radiazioni non ionizzanti degli impianti di telefonia mobile fanno paura a sempre più cittadini, anche se le normative elvetiche sono molto restrittive. Si inizia a leggere di persone elettrosensibili: stanno male se esposte giorno e notte alle onde, alcuni devono schermare le case per vivere dignitosamente. In Svezia l’elettrosensibilità è riconosciuta legalmente come disabilità; in Francia si stanno progettando zone bianche, senza onde. Ma torniamo a noi. Tanti pretendono di navigare ovunque, ma pochi tollerano un’antenna di telefonia mobile vicino a casa. Per accontentare tutti (cittadini e compagnie) il governo ha scelto il modello a cascata, rimpallando sui Comuni l’onere di privilegiare, quando è possibile, zone industriali per installare nuove antenne, evitando di metterle dove la gente dorme. Il Ticino è il primo Cantone che sceglie questa strada. E c’è già un ricorso che potrebbe congelare il nuovo regolamento. Ma la vera riflessione, che prima o poi andrà fatta, è quella della misura. Occorre capire da cosa è generata la crescente domanda di posare nuove antenne: da effettive necessità (professionali o scolastiche) oppure dal divertimento di pochi (tanto è gratis!) che grava su tutti? Nel secondo caso non si può parlare di interesse pubblico. Chiediamoci: è corretto che la collettività debba sopportare un aumento delle antenne e delle radiazioni non ionizzanti per permettere ad un gruppo di persone di stare collegato tutto il giorno su Twitter e scaricare dati a gogo? Il principio ‘chi più inquina, più paga’ oggi vale per i rifiuti, per il traffico. Perché non applicarlo anche a chi consuma più dati di telefonia mobile? Una proposta fatta su questo giornale un anno fa dall’architetto Mauro Galfetti, che ci sembra opportuno riproporre: perché non ‘tassare’ l’abuso di smart­phone?

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