Commento

Caverzasio, verità a spizzichi e bocconi

(Samuel Golay)
1 settembre 2017
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‘Oh, ma che bravo!’ ci siamo detti l’altro giorno riuscendo finalmente a intervistare il capogruppo leghista in Gran Consiglio, Daniele Caverzasio, che ha finito per gettare la spugna e abbandonare il suo scranno nel Cda dell’Ente ospedaliero cantonale. Bravo, perché è stato abbastanza convincente con quel suo ‘io ho lasciato per evitare inutili polemiche a me e all’Ente’, con riferimento alla vicenda penale che ha coinvolto il suo amico ora ex. Vicenda che, come noto, ha fatto emergere reati commessi dal compagno del capogruppo leghista all’ospedale Beata Vergine (oltre ad altri precedenti penali) mentre i due si frequentavano. Ma, parola di Caverzasio, ‘io non ne sapevo nulla’. Nonostante ciò, ha dunque lasciato i vertici dell’Ente, mantenendo la carica di parlamentare e di municipale di Mendrisio. Il suo ragionamento, per carità, non fa una grinza (anche perché, se del caso, l’onere della prova spetta a chi lo vuole accusare). Questo, anche se…

Anche se che cosa? Anche se (punto primo), per venire allo scoperto, il buon Caverzasio ha lasciato che passasse tutta l’estate. E non è che i giornalisti in questi mesi non l’abbiano cercato. L’hanno cercato eccome e lui… non si è mai fatto trovare! E, anche se (punto secondo), mentre finalmente rilasciava in settimana interviste a un paio di mesi dall’accaduto, si è dimenticato di dire proprio tutto. Ossia che lui medesimo è comunque finito sotto inchiesta penale per il fatto che il suo amico – come detto già con precedenti penali quando lavorava per l’assistenza e cura a domicilio e successivamente coinvolto in una vicenda penale per presunto furto di farmaci sedativi una volta passato al Beata Vergine – avrebbe anche utilizzato medicinali regolarmente prescritti allo stesso Caverzasio sotto ricetta medica. Anche in questo caso, risollecitato in un secondo tempo sull’amnesia selettiva, il deputato leghista ha avuto gioco facile nel ripetere che pure questa volta non ne sapeva nulla.

Sarà. Ma perché allora non spiegare per filo e per segno tutto quanto con la prima intervista di fine agosto? Certo, anche per questo ennesimo aspetto vale la presunzione di innocenza e chi nutre anche solo il minimo dubbio è chiamato a provare quello che dice. Ma perché, se ha davvero tutta questa voglia di trasparenza e di difesa delle istituzioni, fare uscire pezzi di presunta verità a spizzichi e bocconi? Tanto più che ha atteso mesi prima di esternare… Storiaccia.

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